Va in archivio la morte di Moussa Diarra, il ventisettenne originario del Mali, ucciso da tre colpi di pistola esplosi ad un agente della Polfer il 20 ottobre dello scorso anno alla stazione di Porta Nuova. La Procura della Repubblica, guidata dal dottor Raffaele Tito, esaurite le indagini preliminari ritenute necessarie e completate anche quelle richieste dalle persone offese, ha firmato una richiesta di archiviazione nei confronti dell’assistente capo coordinatore della Polizia di Stato A.F. su cui pendeva una accusa di omicidio colposo in danno di Moussa Diarra. Ora la parola passa al Giudice per le Indagini Preliminari. La Procura, si legge in una nota, ritiene che l’indagato A.F. non sia punibile avendo commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio contro il pericolo di un’offesa ingiusta, ponendo in essere una difesa senza alcun dubbio proporzionata all’offesa. In altri termini, si ritiene che la configurabilità del delitto di omicidio sia esclusa, già su un piano obiettivo, attesa la ricorrenza nel caso concreto della causa di giustificazione della legittima difesa. Secondo la Procura non c’e’ alcun dubbio circa la presenza sia del requisito della cosiddetta attualità del pericolo, sia di quello della ”ingiustizia dell’offesa”. E’ emerso infatti con evidenza che Diarra teneva nella mano destra un coltello da cucina con una lama seghettata lunga circa 11 centimetri. Non solo, ma con un’aggressivita’ ingiustificata, andava incontro all’agente di Polizia tenendosi sempre ad una distanza molto ravvicinata e non fuggendo, ed inoltre aggrediva il poliziotto impugnando il coltello, ”che non e’ meno letale della pistola, perche’ un’arma da fuoco richiede tempo di estrazione e mira”. Ritiene infine che non puo’ nemmeno affermarsi che il poliziotto si sia volontariamente posto in una situazione di pericolo. ”Resta inalterato per noi – conclude il procuratore Tito – il senso di dolore per la morte cosi drammatica di un giovane di 27 anni. Perche’ infine egli abbia quel giorno tenuto quel comportamento cosi’ aggressivo, non e’ nemmeno oggi stato del tutto chiarito”.
Ora fiducia nella decisione del Gip.
«La richiesta di archiviazione rappresenta un atto di giustizia e di buonsenso, seppure tardivo. Resta il dispiacere per una vita umana persa ma non possiamo cadere nel tranello del giustificazionismo a tutti i costi. Nessuno di quanti hanno puntato il dito sul poliziotto non avrebbe premuto il grilletto, sotto la minaccia di un coltello. Ora mi auguro il GIP scriva la parola fine a questa vicenda dolorosa».



