“Di chi è la colpa se i saldi, che si chiudono ufficialmente domenica 31 agosto, quest’estate non sono mai veramente decollati? Come nelle migliori serie gialle, anche per i saldi il colpevole è difficile da individuare: colpa dei costi troppo alti? Colpa dell’e-commerce? Colpa delle famiglie che sono in difficoltà economiche e dunque non spendono? O piuttosto “colpa” della “giungla” di promozioni e sconti che precedono il periodo dei saldi? Io sarei più propenso ad accreditare quest’ultima opzione visto che, di fatto, i “saldi mascherati” sono partiti almeno un mese prima del 5 luglio che, ufficialmente, era la data di partenza”. Riccardo Capitanio, presidente di Federmoda Confcommercio Veneto non si stupisce più di tanto: “E’ ormai qualche anno che i saldi non hanno più l’appeal di un tempo. Ricordo che da ragazzino mi incuriosiva la lunga fila che stazionava davanti ad un noto negozio del centro di Padova. Adesso, al massimo, la fila si fa per un parcheggio che non c’è per cui anche quei pochi potenziali acquirenti che vorrebbero fermarsi e magari comprare, cambiano destinazione. E’ vero: i cosiddetti “pre-saldi”, oltre che rappresentare una pratica scorretta hanno, di fatto, depotenziato il periodo riducendo gli introiti dei saldi (invernali ed estivi) da un significativo 35% ad un residuale 15%, tendente al ribasso. Questo significa che una riflessione si impone”. E la riflessione non può che portare alla domanda: è venuto il momento di abolire i saldi? “Se si continua così la risposta è sì – afferma Capitanio – dal momento che dopo il calo dello scorso anno che ci ha visti ridurre il volume dei saldi estivi di un -8% rispetto al 2023, anche quest’anno dobbiamo registrare un valore medio negativo che va da 3 al 5%, sicuramente attribuibile ad un calo della spesa delle famiglie e, per quanto riguarda soprattutto la città, ad un rallentamento della spesa dei turisti, ma in special modo perché all’inizio dei saldi chi aveva voluto comprare qualcosa lo aveva già fatto contando su compiacenti “avvisi” whatsapp soprattutto delle catene che segnalavano che gli sconti erano già disponibili ben prima del 5 luglio”. Dunque, per salvare il “soldato saldo” servirebbero regole, regole che la “rete” è decisamente refrattaria a rispettare. “Rischiamo di fare come Don Chisciotte che andava contro i mulini a vento – ammette il presidente di Federmoda Confcommercio Veneto – per cui se il negozio di vicinato, aldilà dell’aspetto contingente dei saldi, vorrà mantenersi sul mercato, bisognerà che investa sulla qualità, sull’originalità e sulla relazione con il cliente. Solo così potrà competere al meglio, contribuendo all’economia della nostra comunità preservando un valore che è anche culturale. Certo: le amministrazioni non possono stare alla finestra e, anzi, dovrebbero investire, di concerto con le associazioni di categoria, nella valorizzazione di vie e piazze e, soprattutto, ricordare che senza un’adeguata accessibilità ed un’adeguata disponibilità di sosta, ogni iniziativa rischia di trasformarsi in clamorosi flop”. Nel frattempo, mentre si ragiona sul futuro dei saldi – “che restano pur sempre un formidabile spot pubblicitario a costo zero per i negozi più piccoli e questo non va sottaciuto” – il settore moda denuncia tutte le sue criticità: il 46% dei negozi che chiudono (il dato è di Confcommercio e si riferisce all’intero territorio nazionale) sono negozi del comparto. Già, ma adesso che anche questa stagione di saldi si chiude, cosa si fa? “Non ci resta che sperare in un settembre che faccia “il settembre” – conclude Capitanio – altrimenti il rischio è che non si venda più l’estivo perchè “è settembre” e non si venda nemmeno l’autunnale “perchè fa troppo caldo”. Ma, al contrario di tutto il resto dove si può e si deve fare qualcosa, sul meteo, a parte un doveroso comportamento sostenibile, possiamo fare veramente poco”.