“E’ vero, ho giocato a basket ma non ero certo una… stella. Molto meglio raccontarlo…” “La Tezenis? Per ora giudizio sospeso, in attesa del campo”

Dalle telecronache al campetto a quelle per la Tezenis. Mario Poli, giornalista di Telenuovo dal 1986, negli ultimi anni ha raccontato tutti i grandi successi del basket veronese.
Che consigli daresti ad un giovane che vuole avvicinarsi alla tua professione?
“Di non essere mai banale. Di non fermarsi alla prima impressione o alla prima parte di una notizia, ma di avere sempre la voglia di approfondire e di verificare le fonti. Alla base ci deve essere soprattutto la passione, che uno voglia fare il giornalista sportivo, di cronaca o l’inviato “di guerra”. Ci sono colleghi che rischiano la vita per avere notizie. Anche nello sport oggi, è sempre più difficile avere contatti diretti con i protagonisti. Ci sono filtri da parte degli uffici stampa: decidono loro chi va intervistato e quali comunicazioni devono uscire. Bisogna quindi essere ancora di più sul pezzo e riuscire a recuperare notizie non da fonti ufficiali, altrimenti si finisce con l’avere un’omologazione da copia e incolla”.
Sei un appassionato di basket. Più bello giocarlo o raccontarlo?
“Quando ero giovane, essendo anche abbastanza scarso come giocatore, ho pensato che forse era il caso di fare altro. Perciò ho allenato e fatto il dirigente per molti anni. Da ragazzo giocavo al campetto con gli amici, e finché giocavamo facevo la telecronaca delle azioni. Riuscire poi a farle davvero, trasformandolo in un lavoro, è stato molto bello. Anche qui però è sempre più complicato, quest’anno non ci permetteranno di fare più le dirette in casa per colpa dei diritti televisivi. La pallacanestro, come altri sport, sta vivendo una crisi”.
Un commento sulla Pre-Season della Tezenis?
“Se dovessimo guardare i risultati, il commento dovrebbe essere negativo: hanno fatto tre amichevoli, perdendole tutte e tre. In realtà il giudizio però deve rimanere sospeso, anche perché si tratta di precampionato. La scelta è stata quella rinnovare la squadra, puntando sui giovani. Da un lato c’è da far crescere loro, dall’altro ci vuole tempo per far sì che i nuovi trovino la chimica giusta”.