Ecco “Lolita”, l’America messa a nudo Lo scrittore russo fa scandalo e mette alla berlina i contrasti della società statunitense

Nel 1955, lo scrittore russo Vladimir Nabokov pubblicò in inglese, negli Stati Uniti d’America, il romanzo che lo rese universalmente noto: Lolita. La vicenda narrata non può che suscitare un certo scandalo, d’altronde pienamente comprensibile visto l’intento dell’autore di mettere alla berlina, con la sua opera, le dinamiche interne alla società statunitense, dinamiche fatte di pulsioni erotiche e al contempo di manifestazioni di pudore.
Dal romanzo sono state tratte diverse versioni cinematografiche, tra le quali la più famosa è forse quella di Stanley Kubrik. La storia è senz’altro avvincente, e non può che accattivare il lettore: un uomo, fatalmente attratto dalla piccola, preadolescente Dolores – “Lo” o “Lolita”, come ama chiamarla –, racconta la vicenda in prima persona, a mo’ di diario e spesso rivolgendosi direttamente a un’ipotetica corte chiamata a giudicare le sue azioni nei riguardi della bambina, tra le quali spicca la morte indotta della madre di lei, da lui precedente sposata, che gli consegna, di fatto, la tutela legale della figlia adottiva. Il testo contiene descrizioni esplicite, alcune volte particolarmente dirette, altre più sfumate e solo suggerite, che illustrano un rapporto che al lettore non può che apparire morboso, tanto più che la piccola Lolita non è per nulla consapevole, per buona parte del romanzo e salvi alcuni momenti, del fatto che il patrigno ha nei suoi confronti un interesse che ben oltrepassa l’affetto genitoriale.
Ciò che colpisce maggiormente è la straordinaria lucidità del protagonista, in grado di narrare anche i momenti più passionali ed emotivi, e fisicamente più turbolenti. Lolita è un romanzo affascinante: al contempo avvince e inevitabilmente repelle, dato che di niente di meno si tratta che di un impulso alla pedofilia.
Eppure, l’ambientazione rarefatta, quasi offuscata, che si adatta molto bene a uno sceneggiato americano degli anni Sessanta, e le lunghe descrizioni delle peregrinazioni di patrigno e figlia attraverso gli Stati Uniti, generano un forte contrasto con la potenza del desiderio che il protagonista prova per la sua “ninfetta” – termine vezzeggiativo che nasconde, però, una vera e propria teoria razionalmente composta dalla mente fredda e turbata del protagonista. L’esperienza del lettore, come spesso accade con i romanzi “scandalosi”, è la più interessante: all’interno di queste contraddizioni narrative, il lettore viene indotto a voler scoprire altri dettagli, a leggere di altre vicende, nello stesso momento in cui la sua mente giudica, inevitabilmente, quello che legge e, forse, ne prova ribrezzo.

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