Terremoto superbonus. Edilizia e bonus, frenata di un anno. Addio superbonus: che cosa fare? Il Governo è ancora alle prese con la cessione dei crediti ma il settore dell’edilizia si interroga sulla direttiva Ue e la riqualificazione energetica. Oltre 90mila edifici nel veronese sono da sistemare. Per i prossimi bonus si dovrà aspettare almeno un anno

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Tra il Governo che cancella il Superbonus e lo sconto in fattura e l’Unione europea che chiede l’efficienza energetica delle vecchie case, il mondo dell’edilizia sta vivendo una delle fasi più difficili degli ultimi tempi. Un vero e proprio terremoto dal quale sia i costruttori che i proprietari immobiliari devono ancora capire come uscirne. Di sicuro, spiega Carlo Trestini di Ance Veneto, ci vorrà almeno un anno prima di avere di nuovo a disposizione strumenti giuridici attendibili ed efficaci.
Quindi, il mondo dell’edilizia si deve dimenticare il Superbonus 110% la data limite era il 16 febbraio scorso) e cose simili ma non sa ancora su che cosa puntare per il futuro. Mentre dall’Unione europea arriva la direttiva che impone la riqualificazione energetica per un parco immobiliare assai vetusto.
“Dal Governo non abbiamo avuto ancora strumenti chiari per risolvere il problema della cessione dei crediti”, spiega Trestini, “mentre per il futuro sappiamo che la Lega sta preparando una proposta di legge sulla digenerazione edilizia che dovrebbe recepire la direttiva dell’Unione europea. Questo potrebbe essere lo strumento giuridico per il prossimo futuro: i vari bonus edilizi dsaranno legati alla riqualificazione energetica e al miglioramento sismico. Ma nel frattempo mettiamo in conto un anno di frenata”. Anche perché si deve fare i conti con il rincaro dei mutui per il rialzo dei tassi di interesse.
La direttiva europea è quella che insomma traccerà la rotta per il futuro del settore edilizio.
Ma vediamo di che cosa si tratta, perché per dare un’idea, nel Veronese potrebbero essere interessati da questo obbligo di ristrutturazione e riqualificazione, 90 mila immobili costruiti prima del 1980. Un lavoro immane.
Primo punto. La proposta per la rigenerazione edilizia è stata approvata dal Parlamento Europeo il 14 marzo 2023. Saranno ora avviati i negoziati con gli Stati Membri per concordare la forma definitiva della normativa. Una volta pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, gli Stati membri dovranno recepirla entro i successivi 24 mesi.
Secondo punto. Gli obiettivi: parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050; incremento dell’uso di energie rinnovabili; affrancamento dalle fonti di energia fossile.

Riqualificazione energetica sarà questa la nuova strada

Terzo punto. Verranno introdotte scadenze obbligatorie per il miglioramento della classe di prestazione attraverso la riqualificazione obbligatoria degli edifici con le peggiori prestazioni energetiche, graduati in funzione della tipologia e della proprietà degli edifici. Gli edifici residenziali esistenti, oggetto di ristrutturazioni importanti, dovranno raggiungere
almeno la classe energetica E entro il 2030; D entro il 2033; per gli edifici esistenti non residenziali e quelli pubblici il raggiungimento delle stesse classi
dovrà avvenire rispettivamente entro il 2027 (classe E) e il 2030 (classe D).
Quarto punto: i finanziamenti. È previsto che gli Stati membri predispongono finanziamenti e misure di sostegno adeguati a stimolare gli investimenti necessari nelle ristrutturazioni energetiche. Gli Stati membri provvedono affinché le domande e le procedure di finanziamento siano agevoli e semplificate al fine di facilitare l’accesso delle famiglie ai finanziamenti. Proprio su questo punto si potrà inserire la proposta di legge che andrà all’esame del Governo per sostenere i nuovi lavori edilizi e la riqualificazione degli immobili, individuando volta per volta i bonus necessari alle famiglie.
Quinto punto. Le criticità, che sono tante e non indifferenti perché si prospetta un volume di lavoro enorme, difficilmente sostenibile in pochi anni. Secondo Ance infatti l’obbligo di intervenire sulla maggior parte degli edifici esistenti riguarderebbe più di 9 milioni di edifici residenziali (su un totale di oltre 12 milioni di edifici) che non sono in grado di garantire le performance
energetiche indicate dalla nuova direttiva e soprattutto nei tempi brevi previsti. Solo nella Provincia di Verona sono oltre 90.000 gli immobili residenziali costruiti prima del 1980. Inoltre, ci sono difformità urbanistico-edilizia di moltissimi immobili datati, impossibili da sanare con la normativa attuale e per i quali, quindi, non è consentito utilizzare le agevolazioni fiscali.
Sesto punto. Le proposte: “intervenire sul nostro patrimonio edilizio esistente richiede decenni”, spiega il presidente Trestini di Ance Veneto. “Ecco perché è fondamentale definire un Piano pluriennale nel quale lo Stato determini un importo di incentivi a disposizione per ogni anno. Un incentivo che duri più anni, che guardi al risultato, che sia
destinato a professionisti ed imprese qualificate, che venga realizzato con criteri tecnici collaudati, che preveda procedure di cessione dei crediti certe e senza stravolgimenti, che determini un costo sociale massimo sostenibile in termini di bilancio pubblico. Alla abitudine a
ragionare anno per anno, bisogna incominciare a pretendere un metodo di programmazione al quale la politica non è abituata, e grazie a questo ci troviamo proprio dove ci troviamo oggi. L’inversione del metodo è proprio la cosa più complessa da realizzare ma oggi assolutamente necessaria”.
Settimo punto. Gli incentivi. “Il sistema degli incentivi va utilizzato come leva di una politica industriale vera e duratura, creando le condizioni affinché gli interventi in edilizia rappresentino un esempio per il raggiungimento degli obiettivi da raggiungere. Gli incentivi sono indispensabili, ma possono essere una leva importante solo modificando la norma sulla conformità urbanistico-edilizia, dato che il DPR 380 (Testo Unico Edilizia) esclude l’utilizzazione degli incentivi stessi per gli immobili non conformi”.
Nel frattempo, pazienza e attenzione prima di decidere l’avvio dei lavori.