Erba di casa mia. Reportage nei luoghi dimenticati, tra alberi abbattuti e sporcizia Un mese dopo i violenti temporali che hanno colpito Verona ci sono ancora decine di tronchi a terra in mezzo ai giardini, ai parchi e ai bordi delle strade. Perché gli interventi vanno così a rilento? Marciapiedi sconnessi, rifiuti abbandonati. Le foto di Renzo Udali

Foto di Renzo Udali 328/3986252

Valdonega: la Mercedes grigia, vecchio modello, svol­­­tando a destra la pren­de larga. A fianco, a terra distante una manciata di centimetri, i massi di un muretto crollato e un pezzo di tronco abbattuto. Il mar­ciapiede è ostruito. Lo scor­cio è identico da tre set­timane, dall’ultimo vio­lento temporale che ha col­pito Verona. San Zeno, in­crocio con corso Milano: sull’erba dei giardini intitolati ai Ca­duti di Nassiriya gi­gan­teg­giano le radici e la parte inferiore di un enorme fusto abbattuto dalla furia del vento. Poco più in là un altro tronco sui cui cerchi cam­peggia la scritta “Co­mune Vr” fatta con la bomboletta spray rossa. Dovrà essere ri­mosso: speriamo presto. At­torno rami e un nastro bianco e rosso a signi­ficare il divieto di avvi­cinarsi, come se i genitori sma­niassero per portare i figli a giocare tra la ve­ge­tazione crollata e le lattine di birra ivi abbandonate dai soliti sbandati. Lungo certi tratti dei bastioni occorre fare la gimcana tra gli arbusti crol­lati. Le caviglie affon­dano nell’erba alta. Lungo le rigaste i cestini, a giorni al­terni, traboccano di rifiuti. An­che davanti al parcheg­gio per i dipendenti dell’o­spe­dale di Borgo Trento, in via Tomaso da Vico, il mar­­ciapiede è devastato: le ra­dici di un altro arbusto ca­duto l’hanno sbriciolato. A­dagiato, accanto, c’è un ma­terasso: per procedere a piedi bisogna cambiare lato della strada. A fianco della Basilica del Santo ancora piante a terra. Circonval­la­zione Marconelli in certi punti sembra una lingua d’ asfalto in mezzo alla giun­gla. Piscine Lido, via Gal­liano: le quattro vasche co­munali, le uniche a ridosso del centro, ormai chiuse da anni sono diventate una me­fitica palude: acqua sta­gnante, rifiuti di ogni ge­nere, terra e vegetazione che sono penetrati con for­za laddove i veronesi e i tu­risti d’estate dovrebbero in­vece rilassarsi. A pochi me­tri c’è l’impianto dove si allena Federica Pellegrini, la più grande atleta italiana di tutti i tempi: capita spes­so che giornali e tivù ita­liane ed estere vi fac­ciano visita per intervistare la cam­pio­nessa. Bisogna spe­­rare che i cronisti non buttino l’occhio un po’ più avanti sulla sini­stra. Nei quartieri, da San Michele al­le Golosine, la si­tua­zione non è migliore, anzi. Sono mesi difficili, lo ca­piamo. Chi guida la città ha diversi problemi da risol­vere e le grane sono all’or­dine del giorno. Verona, rispetto ad altre città, resta un passo a­vanti o due. E però ciò non dev’essere una giustifica­zione per ab­ban­do­nare il verde pub­blico. Il Covid non può essere la giustifica­zio­ne a tutto, sempre e co­mun­que. Urgo­no interventi di manu­ten­zione. Verona torni or­dinata ed efficiente. Lo chiede la gente. Noi siamo semplici portavoce. A.G.