Etty Hillesum: il cammino di una donna che rifiutò di salvarsi, seguendo il destino del suo popolo L'incontro all'Hotel Due Torri

Oggi alle ore 17.30 presso l’Hotel “Due Torri” in Piazza Sant’Anastasia a Verona, la Società Dante Alighieri organizza un incontro sul tema: “Etty Hillesum: il cammino di una donna che rifiutò di salvarsi, seguendo il destino del suo popolo”. La Presidente della Società Dante Alighieri di Verona Maria Maddalena Buoninconti e la Console Generale dei Paesi Bassi a Milano Mascha Baak introdurranno una conversazione a cura del saggista e analista veronese Lorenzo Gobbi, traduttore e curatore di un’antologia dagli scritti di Etty Hillesum (Il bene quotidiano. Breviario dagli scritti 1941-42, San Paolo, Milano 2014), che presenterà l’opera e il pensiero della scrittrice olandese attraverso una breve selezione dei suoi testi; gli intermezzi musicali saranno a cura di Gianmaria Rizzardi, che suonerà musiche di sua composizione.

Furono necessari quasi 40 anni perché la voce di Etty Hillesum, morta ad Auschwitz nel 1943 a soli 29 anni, potesse diffondersi nel mondo grazie a un’edizione estremamente ridotta degli 11 quaderni che aveva affidato ad un’amica prima della deportazione definitiva (il suo diario, scritto nei due anni precedenti, 1941 e 1942). Dall’Olanda, sua patria, la prima antologia del diario, pubblicata nel 1981, raggiunse subito 18 Paesi, attirando sempre più l’attenzione su una straordinaria figura di donna: una testimone e vittima della Shoah, ma anche un gigante della spiritualità fiorita nelle tragedie del Novecento, da collocare accanto a Simone Weil e a Edith Stein – ma anche accanto a Pavel Florenskij, a Mat’Marija, a Pavel Evdokimov. In Italia, l’editore Adelphi ha pubblicato prima la traduzione dell’antologia olandese (Diario 1941-1943, più volte ristampata dal 1985 a oggi), poi la raccolta Lettere (Milano 1990), e solo di recente la versione integrale del Diario (2012), disponibile invece in Olanda già dal 1986.
Laureata in giurisprudenza, poi studentessa e insegnante di lingua e letteratura russa (il Paese di cui era originaria la madre Rebecca), appassionata lettrice del poeta Rainer Maria Rilke, discepola e amica dello psicochirologo Julius Spier (allievo di Jung), Etty inizia a tenere un diario l’8 marzo 1941: ha 27 anni (era nata il 15 gennaio 1914 a Middelburg). A poco a poco, il dialogo con se stessa in tempi così difficili diventa un colloquio con la propria vita quotidiana, con le relazioni affettive di parentela, d’amicizia e d’amore che la interrogano nel profondo, con gli eventi tragici che la coinvolgono direttamente, con la poesia di Rainer Maria Rilke, con i propri progetti di vita (desiderava diventare scrittrice, e il diario costituiva per lei un primissimo banco di prova), con i propri desideri; il dialogo si amplia fino a interessare la natura umana, quella dell’occupante nazista e quella di chiunque le venisse incontro, e soprattutto Dio. Ebrea “laica”, di famiglia non praticante, Etty inizia a scoprire nel proprio intimo la presenza di Dio, e a Dio arriva a rivolgere pensieri straordinari: «Ti aiuterò, Dio, a non spezzarti in me, ma non posso garantirti nulla da ora in poi. Una cosa, però, mi si fa sempre più chiara: che tu non ci puoi aiutare, ma siamo noi che dobbiamo aiutare te e facendo questo, alla fine, aiutiamo noi stessi. E questa è l’unica cosa che in questo periodo possiamo salvare, ed è l’unica cosa, questa, che davvero importi: un pezzo di te in noi stessi, Dio» (12 luglio 1942). Nel diario, però, vivono anche le persone che componevano il mondo quotidiano di Etty: i fratelli, i genitori, Han Wegerif (presso il quale Etty affittò una camera e con il quale ebbe una relazione), Julius Spier e il circolo intellettuale che si era raccolto attorno a lui, i responsabili e le impiegate del Consiglio Ebraico (ente creato dai nazisti per amministrare tramite ebrei le comunità ebraiche dei paesi occupati, anche per quanto riguardava l’organizzazione delle deportazioni), gli internati nel campo di transito di Westerbork e le tante persone con cui Etty, studentessa universitaria e insegnante di russo, poi impiegata nel Consiglio Ebraico e ancora addetta all’assistenza sociale a Westerbork, veniva quotidianamente in contatto durante l’occupazione nazista dell’Olanda.