Facciate… di bronzo. Scoperta maxi frode sui bonus ristrutturazione I finanzieri del Comando Provinciale di Verona hanno eseguito numerose perquisizioni e sequestri,. Nel mirino otto persone indagate per associazione per delinquere e truffa. I crediti d’imposta inesistenti superano i 15 milioni di euro

I Finanzieri del Comando Provinciale di Verona hanno eseguito numerose perquisizioni e sequestri nelle province di Verona, Alessandria, Mantova, Vicenza e Roma in attuazione di un provvedimento di sequestro preventivo d’urgenza, emesso dalla locale Procura della Repubblica e convalidato dal Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Verona, relativo a beni riconducibili a n. 8 persone fisiche residenti in questa provincia, indagate a vario titolo per associazione per delinquere finalizzata all’indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato, truffa, autoriciclaggio, nonché impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita. Nell’operazione sono coinvolte due società con sede a Verona e San Giovanni Lupatoto. Il meccanismo di frode scoperto riguarda, in particolare, la cessione del credito d’imposta in relazione ai bonus “ristrutturazione” e “facciate” che consentono, rispettivamente, detrazioni al 50% e al 90% delle spese documentate per ristrutturazioni edilizie e interventi finalizzati al recupero o restauro della facciata esterna degli edifici esistenti. Il tutto avrebbe portato a un credito d’imposta di fatto inesistente per importi che superano i 15 milioni di euro. All’esito delle indagini, è infatti, emerso come i lavori edili – dichiaratamente afferenti a immobili che, in larga parte, non risultavano neppure nella effettiva disponibilità degli indagati e che erano stati commissionati a una ditta individuale con sede in provincia di Verona e solo formalmente attiva in campo edilizio, ma di fatto non operativa – non siano in realtà mai stati eseguiti. Quota-parte di tali crediti d’imposta inesistenti, corrispondente a quasi 7 milioni di euro, è stata monetizzata mediante successiva cessione a soggetti terzi (acquirenti) che, previo compenso del 30% sul valore dei crediti ceduti, hanno versato su conti correnti nella disponibilità della predetta ditta individuale (formalmente incaricata dell’esecuzione dei lavori) oltre 4,8 milioni, così procurando al titolare della ditta stessa un ingente profitto illecito. Sono quindi scattati i “sigilli” giudiziari oltre che sui crediti d’imposta oggetto della frode, anche su n. 30 immobili, sulle disponibilità finanziarie, su quote societarie e su beni di lusso nella disponibilità degli indagati (tra cui un’autovettura Porsche Cayenne), per un valore complessivo stimato di oltre 20 milioni di euro. La stessa Autorità Giudiziaria ha disposto anche il “congelamento” di un credito per quasi 7 milioni di euro che la ditta individuale veronese (di fatto non operativa) aveva già ceduto ad una società romana che lo avrebbe utilizzato come credito d’imposta nei confronti dello Stato o lo avrebbe quindi così “monetizzato”.