Festival Lessinia, sguardo sui confini Per la Sezione Retrospettiva in programma martedì alle 10 “Il deserto dei Tartari”

Si continua a parlare di confini – come opportunità per sconfinare, luogo di incontro, spazio di visuale, limite da superare, traguardo di speranza – al Film Festival della Lessinia. Il tema della trentunesima edizione della rassegna cinematografica internazionale, in corso a Bosco Chiesanuova fino al 31 agosto, sta attraversando giorno per giorno la programmazione sul grande schermo al Teatro Vittoria e negli eventi collaterali, nelle voci dei registi e degli ospiti presenti in Lessinia. Martedì 26 agosto, alle 10.30, la Sala Olimpica ospita l’incontro di Parole Alte “Roma e i confini: dall’impero all’identità”. Dal pomerium, confine sacro della città romana, alla frattura del Rubicone, fino al trauma dell’8 settembre 1943: Itineraria, piattaforma di analisi geopolitica, propone una riflessione sull’idea di confine come fondamento del diritto e dell’identità, tra la Roma antica e le sfide contemporanee. Partecipano tre fondatori di Itineraria: Enrico Arcangelo Stanziale, storico e analista geopolitico, Massimo Tripodi, esperto di consulenza strategica, e Giovanni Teodori, moderatore. Alle 16, nella Piazza del Festival, a Parole Alte arriva Stefano Dal Bianco, tra i più stimati poeti italiani contemporanei e vincitore lo scorso anno del Premio Strega per la Poesia. In Paradiso (Garzanti, 2024), l’autore accompagna tra i sentieri e i boschi delle colline senesi, nelle interminabili passeggiate in compagnia dell’amato cane Tito. Lungo le stagioni uomo e cane annusano il bosco, ascoltano animali, e piante in movimento, scoprono una natura “apparentemente non corrotta, a volte protettiva, a volte sottilmente inquietante” ma sempre in grado di consolare e parlare a chi ha la sensibilità per ascoltarla, sia esso uomo o animale. Dialoga con l’autore Massimo Natale, docente di Letteratura Italiana presso l’Università degli Studi di Verona. Proseguono le proiezioni al Teatro Vittoria. Alle 10, per la sezione Retrospettiva, è in programma Il deserto dei tartari (Francia, Germania, Italia 1976) di Valerio Zurlini. Tratto dal capolavoro di Dino Buzzati, il film racconta del giovane sottotenente Giovanni Drogo che viene assegnato alla remota Fortezza Bastiani, ultimo avamposto incastonato ai margini del deserto. Lì trascorre anni scanditi da routine militare, disciplina, solitudine e attesa di una minaccia sempre imminente, eppure mai reale. Dalle 15.30, carrellata di proiezioni con FFDL+ (6+): Deep rooted (Regno Unito 2024) di Duncan Rudd, L’ourse et l’oiseau (Francia 2024) di Marie Caudry, Peun-ku-larp (Thailandia 2024) di Thanut Rujitanont; in anteprima italiana è Le chat, le renard et le loup (Francia 2024) di Aurore Muller Feuga; La légende du colibri (Francia 2024) di Morgan Devos; Freelance (Cile, Danimarca 2024) di Luciano A. Muñoz Sessarego, Magnus Igland Møller e Peter Smith. Alle 18, per le opere cinematografiche in Concorso è prevista la visione di due anteprime italiane: il film La muraille (Francia, Svizzera 2025) di Callisto McNulty che è ambientato a Campell, sulle montagne nel sud-est della Spagna. Qui grande muraglia separa due mondi: quello dei sani e quello dei malati. Il sanatorio Fontilles fu costruito nel 1905 e destinato ai malati di lebbra. Il muro che lo circonda doveva impedire la fuga dei malati e gli incontri con la gente di fuori. Segue Vientre de luna (Messico 2024) di Liliana K’an. In un piccolo villaggio degli altopiani del Chiapas, in Messico, una ragazza Tzotzil si accinge a partorire per la prima volta. Nel mostrare le sue paure e i suoi tormenti, il film esplora il tema della maternità attraverso i ricordi di donne che l’hanno vissuta prima di lei e scopre come viene vissuta questa esperienza nella sua comunità indigena.