Fieracavalli a stelle e strisce. Gli Stati Uniti chiamano Veronafiere In Viale del Lavoro si esplorano nuove opportunità di business legate al cavallo americano. Un incontro b2b con le principali associazioni di oltrealtantico

I cowboy come un’esclusiva tutta a stelle e strisce? Un mito da sfatare, perché anche in Italia gli appassionati dei cavalli e delle discipline legati alla tradizionale equitazione americana costituiscono una filiera che coinvolge 75.500 persone, conta 32mila esemplari registrati, tre associazioni principali, 2.500, fra maneggi e allevamenti, con un giro d’affari diretto di 9 milioni di euro. Un mondo di cui Veronafiere, attraverso Fieracavalli, si vuole fare portavoce, creando un ponte tra l’Italia e gli Stati Uniti per esplorare nuove opportunità di scambi e business in questo settore, in particolare guardando all’area sportiva, del turismo in sella e della food-experience. Tutto ruota intorno alla passione per le tre principali razze equestri protagoniste dell’epopea del vecchio West: American quarter horse, Appaloosa e Paint horse, la preferita dagli indiani Comanche per il suo manto pezzato dalle proprietà mimetiche. Le stesse razze che, dopo il Westernshow della 124ª Fieracavalli, sono state ancora protagoniste assolute a Veronafiere dal 9 al 19 novembre. Fino allo scorso fine settimana, i padiglioni della fiera di Verona hanno ospitato due appuntamenti clou per il reining, cioè la “regina” delle discipline sportive americane: il Futurity IRHA IRBHA, in cui hanno debuttato i più promettenti puledri di tre anni, e le finali dei campionati nazionali assoluti organizzati da FISE, la Federazione italiana degli sport equestri. In tutto hanno gareggiato 700 cavalli, tra cui numerosi “Million Dollar Horses”, veri e propri campioni che rientrano in uno speciale ranking internazionale basato sul montepremi vinto in carriera che, soltanto nell’evento veronese, ha raggiunto un totale di 800mila euro. Ed è proprio in questa occasione che si è tenuto a Veronafiere un incontro b2b con tutte le principali associazioni sportive e allevatoriali di riferimento in Italia per queste razze. Obiettivo: individuare attraverso Fieracavalli nuove iniziative commerciali e culturali tra le due sponde dell’Atlantico, con il cavallo americano come denominatore comune. Una missione che vede la collaborazione del Transatlantic Investment Committee (TIC), piattaforma che opera in stretto raccordo con le rappresentanze diplomatiche negli Stati Uniti e in Italia per rafforzare i legami nel campo dei co-investimenti strategici tra i due Paesi. «L’equitazione americana – ha spiegato Federico Bricolo, presidente di Veronafiere – rappresenta senza dubbio uno degli ambiti di Fieracavalli che insieme al TIC, alle associazioni allevatoriali e alle aziende possiamo espandere ulteriormente guardando alle affinità che lo legano naturalmente al mercato degli Stati Uniti. L’idea è quella di rendere il cavallo ambasciatore di nuove cooperazioni e scambi transatlantici in campo sportivo, commerciale, turistico ed enogastronomico. Veronafiere è già presente in Nord America nella promozione delle filiere wine&food e della pietra naturale: ora con Fieracavalli vogliamo portare oltreoceano un altro dei suoi brand storici e di successo, rafforzando il nostro presidio nell’area». Al meeting a Veronafiere hanno partecipato, oltre a Federico Bricolo e Andrea Gumina: Armando Di Ruzza, event manager di Fieracavalli, Maria Baleri, senior consultant Fieracavalli, Eleuterio Arcese, presidente di IRHA (Italian Reining Horse Association), Silvio Camanini, vicepresidente di NBHA (National Barrel Horse Association), Stefano Serni, presidente di FISE Toscana e referente nazionale per il reining e l’equitazione americana per la Federazione Italiana Sport Equestri, Franco Amadio, presidente di FITEREC-ANTE (Federazione Italiana Turismo Equestre e Trec-Ante), Roberto Cuoghi, presidente di IRBHA (Italian Reining Breeder Horse Association), Michele Bongiorni, presidente di AIQH (Associazione Italiana Quarter Horse) e Michelangelo Fasoli, membro del TIC.