Forse l’abbiamo preso sotto gamba

Ho deciso di ascoltare gli scienziati, i virologi, chi ne sa più di me. Anch’io, credo come molti, avevo sottovalutato il contagio. Da qualche giorno non lo faccio più. Gli esperti sostengono che per rallentare l’infezione bisogna stare a casa e io lo faccio. Chi rispetta le regole, prima ancora quelle imposte dal senso civico, non è un eroe. Gli eroi hanno combattuto in trincea, una casa neanche l’avevano più, le famiglie vivevano sotto le bombe e non mettevano insieme il pranzo con la cena.
Sono eroici quei genitori che crescono con immenso amore e altrettanti sacrifici figli nati con qualche brutta malattia. Chi accetta di stare a casa per qualche settimana perché fuori c’è un’epidemia che sta mettendo in ginocchio il proprio Paese è semplicemente una persona normale, tanto più se può lavorare dal salotto o dalla propria camera. Chi non lo fa, invece, chi continua a fare la vita di prima come nulla fosse, è semplicemente un coglione. Provo disgusto quando sui social vedo politici e tirapiedi che si fanno ancora i selfie abbracciati al bancone del bar con lo spritz in mano. E non mi consola il fatto che alle prossime elezioni verranno puniti (anche) per tale scempio. Ho provato ribrezzo, domenica, quando a metà mattinata, salito in montagna per fare una passeggiata (da solo), ho impiegato un’ora per trovare parcheggio, che migliaia di persone avevano preso d’assalto gli impianti di risalita sudandosi e alitandosi addosso, contribuendo a diffondere l’infezione. Mi sento bene, sono in forze, non ho alcun sintomo, ma chi me lo dice che il virus cinque, sette, dieci giorni fa non abbia colpito anche me, che non rientri nella categoria degli asintomatici e che stando tra la gente non possa trasmetterlo? Voglio scongiurare tale rischio, non voglio alimentare la catena dell’infezione contribuendo ad allungare ulteriormente lo stato d’emergenza in cui è piombata l’Italia. Anche perché, se qualcuno se lo fosse dimenticato, non esiste solo il Coronavirus: negli ospedali i medici continuano a farsi in quattro per curare i malati di cancro, ci sono tante altre patologie gravi. Voglio che tutto torni alla normalità il prima possibile. Voglio tornare a viaggiare. Voglio tornare a sentirmi libero di uscire a cena con gli amici. Voglio poter tornare a stringere le mani, ad abbracciare, a baciare. Non sono sicuro che questa “quarantena” cambierà le persone. Anzi, credo che gli imbecilli e i leoni da tastiera continueranno a imperversare. Sono però certo, perché sono gli esperti a dirlo, che se ognuno non farà la propria parte questa brutta situazione ce la trascineremo per chissà quanto tempo. E allora altroché spritz e selfie…

Di Alessandro Gonzato