Frode petroli, sequestro da 74 milioni. Operazione della Guardia di Finanza Tra i beni ci sono anche quattro lingotti d’oro. Indagate anche società “cartiere”

La Guardia di finanza di Verona, all’esito di specifiche attività di contrasto all’evasione e alle frodi fiscali perpetrate, in particolare, nel settore dei carburanti, nei giorni scorsi ha dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo pari a oltre 74 milioni di euro.
Il provvedimento, assunto dal Giudice per le indagini preliminari (Dott. Luciano Gorra) del Tribunale Ordinario di Verona su richiesta della locale Procura della Repubblica (dott. Paolo Sachar), è stato emesso nei confronti di una società della provincia che commercializza prodotti petroliferi all’ingrosso, sospettata di aver evaso l’IVA per un importo complessivo di oltre 74 milioni di euro. In ottemperanza al suddetto decreto – tra i più rilevanti eseguiti negli ultimi anni dalle Fiamme Gialle scaligere – i militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Verona hanno già sequestrato disponibilità bancarie (liquidità, polizze vita, investimenti obbligazionari) per oltre 4,2 milioni di euro, di cui circa 3,2 milioni di euro in capo alla società e poco più di un milione di euro in capo al legale rappresentante. Tra gli altri beni che i Finanzieri hanno assicurato allo Stato sono ricompresi, inoltre, 4 lingotti d’oro del controvalore di oltre 20 mila euro, 2 immobili adibiti a sede dell’attività aziendale (un capannone e un magazzino-deposito) e quote societarie. L’impresa, infatti, avvalendosi di fatture per operazioni soggettivamente inesistenti (emesse da società cartiere compiacenti), ha indicato nelle dichiarazioni IVA relative agli anni d’imposta 2016, 2017 e 2018, elementi passivi fittizi per oltre 120 milioni di euro, così evadendo una corrispondente imposta sul valore aggiunto pari a oltre 26 milioni di euro. si evidenzia che la citata impresa veronese si è rifornita di ingenti quantitativi di carburante acquistandolo sottocosto da oltre una decina di società cartiere (cosiddetti «missing traders» aventi sede nelle province di Roma, Milano, Salerno, Napoli e Novara) appositamente interposte tra la medesima e le cedenti comunitarie secondo lo schema tipico della cosiddetta «frode carosello». Le stesse società cartiere – interessate da indagini della Guardia di finanza – sono, infatti, risultate prive di strutture, mezzi, risorse e capitali, nonché caratterizzate da un ciclo vitale di pochi anni.