È tempo di raccolta dei cereali autunno-vernini in Veneto. Buona produzione qualitativa per l’orzo, con segnali incoraggianti per i prezzi. Qualche punto interrogativo, invece, sul frumento, sia per quanto riguarda la qualità che le quotazioni. “Dalle prime impressioni pare che i raccolti non siano entusiasmanti – dice Chiara Dossi, presidente della sezione cereali alimentari di Confagricoltura Veneto -. Le problematiche che si riscontrano derivano da un inverno molto piovoso, con semine rese difficili da terreni troppo bagnati e quindi eccessivamente calpestati, e temperature invernali miti che hanno limitato l’accestimento; ci sono stati eccessi di pioggia in maggio, quindi con problemi di malattie, ristagni e asfissia delle piante. Come sempre accade, chi è riuscito a intervenire tempestivamente con nutrizione e difesa forse riuscirà ad avere una produzione discreta, ma dovremo aspettare la fine della raccolta per trarre le conclusioni. Le alte temperature di giugno, peraltro, hanno accelerato la maturazione”. Poco ottimismo sui profitti, dato che i costi sostenuti sono stati alti e i prezzi sono stati finora insoddisfacenti. “Il prezzo del nuovo raccolto non è ancora quotato – precisa Chiara Dossi -. Tuttavia l’andamento dei mesi scorsi è stato penalizzante per gli agricoltori, con i prezzi in continua flessione dei seminativi e un andamento dei mercati sempre più difficile da decifrare a causa delle turbolenze degli ultimi anni, dalla guerra in Ucraina alla questione aperta dei dazi, senza contare la concorrenza a basso prezzo da ogni parte del pianeta. Tutto questo a fronte di costi sempre più alti tra energia elettrica, gas, sementi, concimi e prodotti fitosanitari”. Più ottimismo per l’orzo rispetto ai frumenti tenero e duro. “Per l’orzo la qualità è superiore a quella dell’anno scorso, soprattutto per chi è riuscito a fare le attività agronomiche corrette – riferisce Giuliano Bonfante, della sezione cereali da foraggio di Confagricoltura Veneto -. Ci aspettiamo un prezzo superiore pagato agli agricoltori, anche se va sottolineato che buona parte della produzione finisce nei digestori per biogas come trinciato, perché così c’è certezza che i conti economici tornino: la raccolta avviene prima e, quindi, si riducono le spese. Per quanto riguarda il grano la qualità, ad oggi, è a macchia di leopardo: c’è una produzione con ottime caratteristiche e altra dai valori inferiori. Tra una quindicina di giorni tracceremo un bilancio. Possiamo già dire che i prezzi saranno più bassi dell’anno scorso almeno di 4-5 euro al quintale. E questa non è una buona notizia, dato che già l’andamento dei mesi scorsi è stato penalizzante per gli agricoltori”. Il Veneto è una regione di punta in Italia per quanto riguarda i cereali. Secondo i dati 2024 di Veneto Agricoltura, infatti, è tra le prime per produzione di grano tenero, con oltre 95.000 ettari; per il mais, con 123.000 ettari; e per l’ orzo, con 16.000 ettari.