“Giochiamo per lo spirito di stare insieme”. Giovanni Guardini sul post pandemia Il calcio è anche dilettantismo e settore giovanile, categorie di cui abbiamo parlato insieme all’ex presidente Figc Veneta e attuale dirigente del settore giovanile

In questi giorni il mondo del calcio è in attesa di capire se i professionisti riprenderanno la stagione oppure no, ma il calcio non è solo Serie A o serie B, è anche dilettantismo e settore giovanile, categorie di cui abbiamo parlato insieme a Giovanni Guardini, ex presidente della FIGC veneta e attuale dirigente federale del settore giovanile.

Dopo il Covid-19, come sarà secondo lei la ripartenza per i dilettanti e i campionati giovanili?

“Ci saranno sicuramente delle difficoltà, in particolare per quanto riguarda il settore giovanile, legato tra l’altro alla questione scolastica. E’ impensabile che si possa giocare a calcio e non andare a scuola, sono due cose che vanno di pari passo e, come purtroppo stiamo vedendo nell’ultimo periodo, mandare in classe i bambini crea grandi difficoltà. Per i dilettanti le difficoltà saranno legate agli allenamenti, alla sanificazione degli spogliatoi e degli spazi: è una situazione che ha stravolto il calcio. Non vedo grandi prospettive rosee.”

Quale sarà secondo lei le difficoltà maggiore che le società e i calciatori dovranno affrontare?

“Il problema maggiore saranno i raggruppamenti: come si fa a dire ai bambini di mantenere la distanza di sicurezza mentre giocano? Questo è un pensiero che stravolge totalmente la natura del calcio, cioè lo stare insieme e il gioco di squadra. Spero che alla ripresa la socializzazione non venga annullata: non oso pensarci… sarebbe la morte del calcio”.

Sotto l’aspetto economico, questa crisi quanto influenzerà il calcio?

“Il calcio rispecchia sempre quello che è l’andamento della società in cui vive, è chiaro che le prospettive sono molto difficili. La maggior parte delle società non ha ricevuto l’ultima tranche da parte degli sponsor per finire questa annata; inoltre bisognerà capire la situazione delle entrate riferite alle scuole calcio, che per una società sono molto importanti. Per gli sponsor è chiaro che, dopo la crisi, si pensi prima alla propria azienda poi al calcio e alla sponsorizzazione. A me torna in mente la crisi del 2008, quando i giocatori andavano a giocare per il gusto di farlo, non per i così detti rimborsi spese, quindi credo che quando si tornerà a giocare bisognerà farlo per lo spirito di stare insieme.”

Quali potranno essere secondo lei le possibili formule dei campionati 2020/2021?

“Per me non cambieranno le formule dello svolgimento dei campionati. Quest’anno, non essendoci stati verdetti sul campo, bisognerà decidere se togliere tutte le retrocessioni e le promozioni o insomma trovare la soluzione più corretta. Quindi più che nelle formule, mi auguro che l’anno prossimo ci siano dei cambiamenti nel numero di squadre iscritte ai campionati: vorrebbe dire che non sono sparite società, anche se purtroppo ho i miei dubbi. Per il settore giovanile è chiaro che i problemi delle prime squadre potrebbero riversarsi anche sui giovani, nel senso che una società, che disputa un campionato Elite, potrebbe affrontare difficoltà che la costringano alla rinuncia della categoria regionale per fare i provinciali, e questo, è chiaro, che andrebbe a penalizzare i ragazzi.”

Quali sono le sue aspettative per la prossima stagione?

“Intanto mi aspetto che parta la stagione e questo, secondo me, sarebbe già un dato importante. Mi auguro che si ritorni, se non a settembre, almeno a fine settembre-inizio ottobre, per poi giocare fino a fine maggio o inizio giugno, e poter recuperare una stagione che probabilmente partirà in ritardo. Staremo a vedere!”

Giovanni Miceli