Giordano dà l’ultimatum: i contenitori del Centro Il dibattito sui poli culturali si sposta in Centro Storico. Considerato che l’ex ghiacciaia dei Magazzini Generali è destinata a usi commerciali, il presidente di Cariverona ha messo nel mirino il recupero di Palazzo Forti. L’incontro con Tommasi

Dalla Rotonda in Zai a Palazzo Forti. Il dibattito sui poli culturali possibili in città si sta spostando visto e considerato che l’ex ghiacciaia è destinata a usi commerciali che garantiscano reddito alla proprietà. Quindi il presidente di Fondazione Cariverona Bruno Giordano ha messo nel mirino il recupero di Palazzo Forti che ora è in uso al Comune che lo sta usando come… magazzino. Qui ha ricoverato infatti i materiali che erano nell’ex Arsenale, ora in fase di ristrutturazione. Giordano proprio l’altro ieri ha incontratto il sindaco e ha sollecitato Tommasi a mettere in piedi una squadra operativa che in breve tempo restituisca Palazzo Forti a Cariverona prima della scadenza del 2030. Una sorta di ultimatum. Per Alberto Battaggia presidente della commissione Cultura del Consiglio comunale la Rotonda e Palazzo Forti sono questioni diverse se si deve ragionare in una ottica di poli culturali. “Palazzo Forti – dice- è un immobile di grande pregio storico-culturale in piena Città antica, dal maestoso aspetto tardo settecentesco. Dotato di numerose, splendide e grandi stanze, ospitò in anni non lontanissimi, sotto la direzione (1986-2008) di Giorgio Cortenova, con grande successo,. Venduto nel 2010 a Cariverona e lasciato in gestione al Comune per 20 anni, ospitò dal 2012 al 2018 il fallimentare Museo dell’Opera e poi più nulla. Uno scandalo. Ma anche, oggi, un’occasione imperdibile per ritornare protagonisti nel settore. La struttura, per essere riaperta al pubblico, necessita di alcuni interventi manutentivi del tutto alla portata delle risorse del Comune e della proprietà, se coinvolta. L’obiettivo di rilanciarlo è sostenuto da una Rete cittadina – ArtiVer – che raccoglie tutti i soggetti istituzionali e professionali, pubblici e privati, che operano nel settore dell’arte contemporanea (Musei civici Gam, Fiera di Verona, Accademie, galleristi, collezionisti, associazioni culturali…). Il radicamento nella collettività professionale ed istituzionale cittadina, la collocazione nel pieno centro di una città d’arte visitata da milioni di turisti, le felicissime esperienze del passato, le spese di gestione relativamente contenute che una governance condivisa garantirebbe, i tempi rapidi sufficienti per riaprirlo e farne il possibile volano delle attività espositive del promosse dal Comune e da Fondazione (e perché non da altri soggetti ancora?), lo rendono, per l’amministrazione ma anche per Cariverona, un obiettivo concreto, realistico e sostenibile”. Il punto è che proprio il Comune si deve decidere a trovare un altro luogo dove spostare tutto ciò che ha ammassati a Palazzo Forti e consentire così l’avvio dei lavori indispensabili per la riapertura.

Ha ospitato Napoleone e Radetzky. Il Palazzo è chiuso da anni ed è stato occupato da materiale proveniente dall’ex Arsenale

La situazione infatti dopo tante chiacchiere, come al solito, è uguale a quella che la Cronaca di Verona aveva raccontato. Era ottobre del 2023 quando il presidente era ancora Mazzucco. Ecco cosa era stato scritto. “Salvate Palazzo Forti. Il prestigioso palazzo storico veronese, lascito della famiglia Forti, versa in condizioni di degrado e abbandono. Di proprietà di Cariverona ma lasciato in uso da anni al Comune, in realtà non è più stato utilizzato dopo le ultime grandi mostre di oltre dieci anni fa (Tamara de Lempicka nel 2015-2016, Botero nel 2016-17) e non utilizzato da anni, Fondazione Cariverona lo reclama con forza per poter collocare parte della propria collezione di opere d’arte che devono essere conservate negli scantinati. Palazzo Forti è un edificio che trasuda di storia: con i suoi otre 5000 metri quadrati, ha un impianto medievale, poi decorazioni settecentesche fino al restauro di Libero Cecchini. Molti personaggi storici hanno vissuto in questo palazzo: Ezzelino III da Romano in epoca comunale, le famiglie Emilei e Forti che hanno rinnovato l’assetto decorativo, qui sono stati ospitati Napoleone Bonaparte nel 1797 e il Feldmaresciallo Radetzky. Basti ricordare un aneddoto di storia: in queste stanze venne ospitato Napoleone dalla famiglia Emilei durante il suo soggiorno a Verona dove si erano acquartierate le truppe francesi e quando i suoi ufficiali lo informarono che gli austroungarici erano alle porte della città, ebbe uno scatto d’ira e tirò un pugno allo specchio appeso alla parete, incrinandolo. Lo specchio rotto è ancora esposto in una delle sale. Bene, questo palazzo chiuso da anni adesso è utilizzato dal Comune, giocoforza, come magazzino del materiale che era conservato all’ex Arsenale: qui infatti sono cominciati i lavori di restauro, la palazzina comando e altri edifici sono stati liberati e il materiale è stato accatastato nei palazzi liberi, come appunto Palazzo Forti e l’Archivio di Stato.” In quella occasione il presidente di Cariverona Alessandro Mazzucco aveva fatto, nel corso della presentazione della mostra su Girolamo dai Libri, un accenno alla questione del Palazzo che la presente assessora alla Cultura Marta Ugolini aveva sicuramente colto. La stessa Ugolini infatti si stava allora battendo affinché Palazzo Forti venisse al più presto liberato dal materiale dell’Arsenale e rimesso a posto e risanato per poter essere poi riconsegnato a Cariverona. I tempi però sono sempre quelli della burocrazia amministrativa pubblica. Ma Palazzo Forti va salvato al più presto. MB