Giù le mani dal Bentegodi! Non credete ai banditori dell’ultima ora. La priorità è il nuovo impianto? L'idea di abbattere lo “stadio dello scudetto” sembra oggi prevalente. Ma sono molte le ombre su un’operazione che va contro la storia del calcio gialloblù

Giù le mani dal Bentegodi. Lo “stadio dei sogni”, lo stadio dello scudetto. Della favola del Chie­vo. Dove la Verona che vive di calcio ha vissuto giorni indimenticabili. Dove si respirano emozioni. Dove i gol di Bui e Zigoni, Elkjaer e Galderisi, hanno scatenato la fantasia della gente. Non scherziamo, giù le mani dal Ben­tegodi. Certo, qui si rischia di andare controcorrente, anzi, di essere travolti da questa ondata modernista, al grido di “qui si fa lo stadio o si muore”. No. Non credete ai “banditori” dell’ultima ora. A chi cerca di “vendere” lo stadio nuovo come il toccasana di tutti i mali. Come la bacchetta magica per riportare il grande calcio a Verona. Vi raccontano bugie eleganti, vestite all’ultima moda, perché di questo e nient’altro si tratta. Una mo­da, ec­co. “Ma il Bentegodi è vecchio, costoso, poco appetibile…”, una delle osservazioni dei “benpensanti”. Vecchio? Scusate, inaugurato nel ’63, riveduto e corretto nel ’90, per i Mondiali. Vecchio a chi? Da ritoccare, certo. Da ridisegnare, questo è sicuro. Con la pista da togliere, con un lavoro di revisione interna già compiuto, ad esempio, a Udine. Ma con tutte le prerogative per restare dov’è. Senza imbastire operazioni miliardarie che, quantomeno, fanno pensare. “Ma si po­trebbero realizzare ristoranti e centri commerciali, creare spazi per le famiglie, come succede in altri paesi d’Italia…”, altra osservazione di moda. Già. Perché al Bentegodi non è possibile. No. Non credete ai “venditori di fumo” che vogliono abbattere la storia “per uno stadio di ventimila spettatori”, che risponda alle esigenze del calcio di oggi. Il Bentegodi sarà anche vecchio, ma c’è tutto lo spazio e il tempo per studiarne un restyling intelligente, che rispetti l’ambiente, le nuove esigenze, che sia più economico come gestione, che si riconosca maggiormente in un calcio, questo sì, profondamente cambiato. Il Bentegodi, tra l’altro, è in una posizione splendida. Facilmente raggiungibile, senza le difficoltà logistiche che potrebbero indurre a scelte diverse. “Ma poi il quartiere sarà riqualificato” dice il “partito dell’ultimo stadio”. Fate un po’ di conti, aggiungete questo e quello, poi magari aggiungete qualche inevitabile aggravio dell’ultima e della penultima ora (siamo in Italia, please), tirate una riga e poi leggete la cifra che ne esce. Facile da immaginare. Un’operazione così vale cen­tinaia di milioni. La realtà è questa e siccome la poesia è una gran bella cosa, ma poi devi fare i conti con la realtà, forse l’idea dell'”ultimo stadio”, piace molto anche per questo. Senza considerare l’aspetto politico. In fondo, un’Am­mini­str­a­zione può passare alla storia e lasciare la firma su un’opera che farà storia. Anche questa può essere una mol­la, ma la domanda che ci si pone veramente, che tutti do­vrebbero fare, prima e dopo ogni altro pensiero è proprio questa: ” Ma serve davvero lo stadio nuovo?”. “Ma è davvero una priorità per Verona?”. Quasi quasi vien voglia di mettere in piedi un sondaggio: “Volete davvero cancellare un pezzo di storia dello sport ve­ronese?”. Non ab­biamo dubbi, la stragrande maggioranza direbbe “Giù le mani dal Bentegodi”. Lo diciamo anche noi.

PS: piccolo dettaglio. In tutto questo bailamme di notizie sul nuovo stadio, sembra che ci debba giocare solo l’Hellas. Scusate, ma il Chie­­­vo?

L.T.