Gli artisti veronesi illustri. Paolo Caliari illumina il Prado

Tra le tante chiese presenti a Verona, importanti dal punto di vista architettonico, ma anche per la presenza di importanti opere d’arte di artisti veronesi e non, una che certamente non dobbiamo dimenticare e’ la Chiesa di San Giorgio in Braida un luogo di grande interesse per gli appassionati d’arte perché offre una panoramica significativa della pittura rinascimentale veronese e veneziana. Sull’altare maggiore, come pala d’altare, troviamo il Martirio di San Giorgio di Paolo Veronese (1566): considerata una delle opere più importanti del pittore che raffigura il santo titolare della chiesa.
Paolo Caliari, detto Paolo Veronese appunto, nacque a Verona nel 1528, da un Gabriele tagliapietra e da Caterina; morì a Venezia il 9 aprile 1588. Suo primo ed effettivo maestro, ricordato dai documenti, fu il pittore Antonio Badile (1518-1560) presso il quale il giovane Veronese fu a bottega.
Sulla prima formazione tecnica di Veronese (di cui è in corso una mostra al Prado di Madrid) dovettero contribuire anche i maestri bresciani Romanino, Moretto e Savoldo, presenti con opere a Verona al suo tempo.
Nel 1566 Veronese dopo essersi stabilito a Venezia, si trova nella sua Verona per sposare l’amica d’ infanzia Elena, figlia del suo maestro Badile. Nella città di Verona come già accennato dipinse la pala di S. Giorgio in Braida, con il Martirio del Santo – importante anche perché la composizione divenne un prototipo per quadri d’argomento simile fino al Settecento e oltre, fino al Delacroix.
La tela presenta alcuni danni dovuti a diversi avvenimenti negativi di cui fu protagonista. A quanto racconta nel 1732 il veronese Scipione Maffei, alcuni anni prima venne deciso di «schiodar la tela del gran quadro di Paolo, che fu poi malamente rimessa». Non si conosce il motivo perché ciò venne fatto e Maffei non da informazioni nemmeno sui rimaneggiamenti che il quadro subì successivamente, tuttavia afferma che tale azione deve «castigarsi come atroce delitto», segno che i lavori furono tutt’altro che positivi.
A seguito della Pasque Veronesi (episodio d’insurrezione della città di Verona e dei suoi dintorni contro le truppe di occupazione francesi, comandate dal generale Napoleone Bonaparte. Furono così chiamate anche per assonanza con i Vespri siciliani) in città vi furono una serie di spoliazioni di opere d’arte da parte delle truppe napoleoniche tra cui la pala del Martirio che, insieme a San Barnaba che guarisce gli ammalati, collocato sempre a San Giorgio in Braida, venne prelevato il 18 maggio per arrivare a Parigi il 6 agosto successivo. Nella capitale francese la tela viene dichiarata “en bon ordre” (in buono stato) nonostante sia stata ripiegata per permettere il viaggio. Caduto Napoleone il dipinto venne preso in consegna dagli austriaci il 27 settembre 1815. Il 15 marzo dell’anno successivo farà ritorno a Verona per essere ricollocato a San Giorgio in Braida ma solo dopo un’opera di restauro discutibile.
Durante la prima guerra mondiale, per paura di bombardamenti, la tela venne staccata di nuovo per essere conservata a Firenze. Ultimata la guerra la tela ritorno’ a Verona; il trasporto aveva però procurato un’ampia lacerazione ben visibile all’altezza del manto del Santo, per cui il veronese Attilio Motta venne incaricato del restauro. Altri importanti restauri del dipinto furono realizzati nel 1987 e nel 2014.

Tiziano Brusco