Gli Intoccabili La Lega, sicura della vittoria in Veneto, potrebbe decidere di correre da sola per non dividere i seggi con Fd’I e FI

Lo slogan, nella primavera del 2015, lo aveva lanciato sui social Matteo Salvini: «Dopo Zaia solo Zaia». Erano i tempi in cui Flavio Tosi stava rompendo con la Lega. Il segretario del Carroccio, qualche giorno dopo, annunciò così su Facebook la cacciata dell’allora sindaco di Verona: «Dispiace che da settimane abbia scelto di mettere in difficoltà la Lega e il governatore di una delle regioni più efficienti d’Europa. Ho provato mediazioni di ogni tipo, ma purtroppo, ricevendo solo dei “no”, sono costretto a prendere atto delle decisioni di Tosi e quindi della sua decadenza da militante e da segretario della Liga Veneta – Lega Nord».

In ogni caso per Zaia sarà un trionfo

Sono molti gli amministratori leghisti uscenti che vorrebbero affrancarsi da Fd’I e FI

Sono passati cinque anni ma politicamente è passata una vita. Ciò che non è passato è lo strapotere di Zaia, in testa alla classifica di gradimento dei governatori e prossimo alla terza candidatura consecutiva, a meno di terremoti a livello nazionale. È mutato invece il consenso di Salvini, accresciuto a livelli esponenziali. Zaia e Salvini sono gli intoccabili della Lega. Dalle nostre parti nessuno si sogna di mettere in discussione il lavoro del “doge”. E quelli che storcono il naso per la linea nazionalista di Salvini non osano uscire allo scoperto per non finire nel dimenticatoio.

PERCENTUALI BULGARE La Lega in Veneto è talmente forte che alle elezioni regionali di fine maggio potrebbe anche decidere di correre da sola. E sono in tanti quelli che vorrebbero che il Carroccio prendesse questa strada, anche se non è ancora stata avviata una discussione ufficiale. Nell’ex Serenissima, alle europee dello scorso maggio, la Lega ha preso il 50%, e sono molti gli amministratori locali, compresi i consiglieri regionali uscenti, che oggi vorrebbero affrancarsi da Fratelli d’Italia e dai Berlusconiani, pur mantenendo l’alleanza in aula e sul territorio. Si chiedono perché il partito debba regalare seggi sicuri agli storici alleati. Riflessione legittima, che però, qualora dovesse diventare realtà, provocherebbe uno sconquasso nelle altre 5 regioni al voto. I numeri parlano chiaro. In Veneto, pur presentandosi da solo, il Carroccio vincerebbe a mani basse. Detto delle europee, è sufficiente guardare il dato delle regionali 2015, quando la Lista Zaia e la Lega presero insieme il 41%. Inoltre la nuova legge elettorale veneta è maggioritaria con una quota proporzionale che scatta oltre il 50%, soglia ampiamente alla portata stando ai sondaggi: l’ultimo, quello di Alessandro Amadori per affaritaliani.it, dà il Carroccio tra il 49 e il 51.

SEGGI MA NON SOLO La Lega, dovesse ottenere la maggioranza assoluta, si porterebbe a casa almeno 33 seggi su 52. Peraltro molti leghisti imputano a Fratelli d’Italia di essersi opposta al referendum per l’autonomia. I rapporti coi forzisti, quei pochi rimasti, non sono poi idilliaci, seppur non si possa assolutamente parlare di clima teso all’interno del vecchio centrodestra. Salvini, al momento, non pare comunque intenzionato a compiere questo storico passo: dipenderà anche dalla condivisione o meno delle candidature da parte del centrodestra nelle altre regioni. Zaia è tranquillo, idolatrato da metà dell’elettorato veneto e molto apprezzato anche al di fuori dell’ex Serenissima per il suo profilo deciso ma moderato nei toni. Intoccabili, per l’appunto.

di ALESSANDRO GONZATO