Grandi manovre estive Toti chiama Tosi. Salvini non vuole Berlusconi. La Lega pensa sempre più a Zavarise.

Il 6 luglio, al teatro Brancaccio di Roma, il governatore della Liguria Giovanni Toti presiederà l’assemblea di centrodestra dal titolo “L’Italia in crescita”. Ufficialmente sarà un momento di riflessione interno a Forza Italia per analizzare il deludente risultato delle elezioni europee. Ormai i Berlusconiani, sondaggi alla mano, sono stati superati anche da Fratelli d’Italia. L’obiettivo di Toti, che ha rotto definitivamente coi forzisti fedelissimi ad Arcore, è di non perdere ulteriore terreno nei confronti di Giorgia Meloni ma soprattutto di organizzare un’altra forza nell’area di centrodestra (svuotando ulteriormente Fi) capace di portare a Matteo Salvini quel 5-6% utile a non dover più tenere in considerazione l’apporto elettorale di Silvio Berlusconi, col quale il capo degli ex padani non intende allearsi mai più a livello nazionale. Non è detto che Salvini, in caso di elezioni anticipate, decida di allearsi con Toti e la Meloni. Nei palazzi romani comincia infatti a girare con insistenza la voce che il “capitano” voglia tenere in vita il governo fino a che il Carroccio non avrà raggiunto il 40% dei consensi (soglia che consente di governare in autonomia) per tentare poi la sfida solitaria alle urne. E però, per tenersi aperta ogni possibilità, è stato il leghista a spingere Toti alla creazione di una nuova corrente che presto potrebbe diventare un movimento. Il governatore ligure ha invitato anche l’ex sindaco di Verona Flavio Tosi a partecipare all’evento del 6 luglio (Salvini lo sa?). Tosi (che non ha ancora deciso se parteciperà o meno) ha occhieggiato per più di un anno a Forza Italia grazie ai buoni rapporti col coordinatore regionale “azzurro” Davide Bendinelli (a proposito: seguirà gli eretici o resterà alla corte del Cav?) guardava con interesse alla candidatura alle europee ma poi non se n’è fatto niente. In campagna elettorale invece Tosi si è avvicinato ai meloniani facendo sponda con il consigliere regionale Sergio Berlato (i due fino a prima delle elezioni erano arcinemici nel settore della caccia, comparto che a livello veneto Tosi non presiede più da qualche giorno), eletto a Bruxelles ma la cui posizione è congelata fino all’attuazione della Brexit. L’ex sindaco punta a riabilitarsi nel centrodestra in vista delle amministrative del 2022. A proposito di voto cittadino: per la corsa al Comune, anche se mancano ancora 3 anni, comincia a prendere corpo l’ipotesi di Nicolò Zavarise in casa Lega. Il neo assessore al Commercio, fedelissimo del ministro Lorenzo Fontana e grande amico del neo parlamentare veronese Paolo Borchia, finito l’“apprendistato” potrebbe diventare la carta del Carroccio per la successione a Federico Sboarina. Altre indiscrezioni. Andrea Bassi, consigliere regionale di Centro Destra Veneto, e da poco entrato in “Verona Domani” (il movimento che fa capo al collega in Regione Stefano Casali e al presidente del Consorzio Zai Matteo Gasparato e che si è avvicinato molto alla Lega), avrebbe strappato la promessa di un posto in Lista Zaia in occasione, l’anno prossimo, delle elezioni regionali. Per le quali, in casa Fdi, potrebbe correre Massimo Mariotti (buono il risultato nel Veronese alle europee), sempre che il governo non cada prima e che “Max” non venga candidato alle politiche. Tornando a Palazzo Barbieri, Fabio Venturi, leader di “Generazione Verona”, sta dialogando con tutte le civiche in campo per verificare la possibilità di creare un fronte extra partiti capace di giocarsi la partita alle comunali. Va peraltro registrato che tra molti leghisti e l’ex presidente di Agsm i rapporti sono tornati buoni. Anche i “Cocài” di Venturi diranno la loro. Cosa fanno nel frattempo Sinistra? Per ora tra i pochi attivi ci sono due giovani: il capogruppo del Pd Federico Benini e l’omologo di “Verona Civica” Tommaso Ferrari. Nell’anonimato, al momento, il Movimento 5 Stelle.