“Ho una dedica di Stenmark. Piero, io devo solo ringraziarti. Mi hai insegnato tu a sciare”

“Ma sì, qualche volta succede…E quando succede è bellissimo”. Lui, il contadino
che veniva da Sauze d’Aulx (verificare il nome), riuscì a battere Ingemar Stenmark
e poi persino Gustavo Thoeni. “Avevo talento, arrivai per questo. Ma il talento da
solo non basta, poi lo devi allenare il talento. Devi crederci, che si possa battere
anche uno come Stenmark, che non perdeva mai, che non cadeva mai…”. A proposito di Stenmark. “Già, un giorno mettendo a posto vecchie scatole, trovo un pettorale di Ingemar, con una sua firma e una dedica. “Grazie, per avermi insegnato a sciare…” Devo avergli insegnato proprio bene, non perdeva mai…”.
Lo sport come lezione di vita, “…perchè non puoi voler male ai tuoi avversari, perchè se c’è un primo ci deve sempre essere anche un secondo e un terzo. Io, almeno, l’ho sempre vissuta così e non me ne pento. “Thoeni? Un amico, non un nemico. Un esempio per tutti noi, impossibile volergli male, era semplicemente più forte, anche se qualche volta riuscii a batterlo”.
Una macchia, in tutto questo, un dolore infinito. “Leo David, l’ho visto morire, in quella maledetta discesa. Non lo dimenticherò mai…”
A diciott’anni spacca il mondo dello sci. Appare lui, col suo fare guascone, irridente
e gioioso, capelli al vento, spregiudicato quanto basta per lasciare il segno. “Sì, ho
vinto abbastanza, ma la cosa che mi rende più orgoglioso è come ho vinto. Vedere che
la gente ti ricorda con piacere, vuol dire che hai lasciato bei ricordi e quelli vanno
al di là dei successi. La persona prima del campione”.
Piero Gros è fatto così. Oggi presidente di uno Sci Club, “…dove seguiamo soprattutto
i bambini”. Ieri, anche sindaco del suo Comune, “..ma sì, vediamo di fare qualcosa per
il posto in cui abito”. Uno che si butta, che non ha paura di pprovarci. “Io credo che sia giusto così, che tu debba mettere a disposizione degli altri i talenti che hai.
Pensa te, che bello sarebbe, se le Federazioni cercassero di sfruttare meglio chi è stato
campione. Sai quanto mi piacerebbe mettere a disposizione dei ragazzi, la mia esperienza di uomo di sport? Invece non succede, sembra quasi che noi campioni si sia come scomodi, per chi gestisce il potere. Eppure, sai quante cose potresti ingnare? Non solo cose
tecniche, ma anche come gestire vittorie e sconfitte, come reagire, come rialzare la testa, come convivere con la tensioni che lo sport ti pone. Tu che ci sei passato, da lì, ne avresti da raccontare…”.
Lo fa con i genitori dei bambini, lo fa nelle scuole, lo fa “…perchè oggi basta niente
perchè uno pensi di avere in casa un campione. E invece per diventare campione la strada è lunga, difficile. E quando sei arrivato comincia la fase più dura, perchè arrivare è facile, restarci molto più difficile. E se non hai i piedi a terra e una famiglia che ti sa prendere, rischi di sbagliare strada, di perdere la tua dimensione. Invece, prima devi essere un ragazzo a posto, poi, se diventi campione, meglio.Ma non è questa la cosa più importante”.
R.Tom.