I 55 giorni di prigionia di Aldo Moro L’attore Fabrizio Gifuni si confronta con le lettere dello statista assassinato nel 1978

Oltre 600 ragazzi e ragazze si sono incontrati all’Istituto Copernico Pasoli, per il primo dei due appuntamenti promossi dal Comune di Verona per parlare, a quasi mezzo secolo dalla sua tragica vicenda, del sequestro Moro, dei suoi 55 giorni di prigionia e della drammatica fine. Un viaggio dedicato a quella che è stata una figura centrale del nostro Paese, un uomo dello Stato la cui storia è caratterizzata dai valori alti e che è stata raccontata oggi agli studenti e alle studentesse presenti e in collegamento streaming dall’attore Fabrizio Gifuni attraverso la forza dirompente del teatro, uno dei pochi luoghi dove l’esperienza emotiva passa attraverso corpi vivi. Ad udire in presenza il particolare ed immersivo racconto storico, oltre ai giovani dell’Istituto Copernico Pasoli, anche le alunne e gli alunni del liceo Artistico e degli Istituti Pindemonte, Ferraris, Fermi e Francavilla Fontana di Brindisi, per un totale di oltre 400 giovani. Inoltre, collegati in streaming un’altra decina di classe delle 65 scuole aderenti alla a Rete Scuola e Territorio: Educare insieme, per un complessivo di circa 250 ragazzi e ragazze. Gifuni, nel parlare di Aldo Moro, ha cercato di far comprendere ai giovani cosa significhi essere un uomo dello Stato, lo strenuo sacrificio che talvolta si deve compiere per rimanere fedeli a se stessi e al proprio Paese. Sulla vicenda Moro, attraverso i suoi numerosi scritti, l’attore ha inoltre approfondito i temi più personali e universali, come il senso di tradimento, la rabbia verso chi si riteneva amico, il dolore, la tenerezza, l’angoscia per la privazione della libertà e la paura. Gifuni sarà inoltre in scena al Teatro Nuovo questa sera, martedì 6 maggio alle ore 21, nello spettacolo ‘Con il vostro irridente silenzio’, dove l’attore si confronterà con lo scritto più scabro e nudo della storia d’Italia, le lettere e il memoriale scritti da Aldo Moro nei 55 giorni del suo sequestro, avvenuto quasi 50 anni fa, e culminato con il suo assassinio il 9 maggio 1978. La doppia iniziativa è organizzata dal Comune con la collaborazione della Camera Minorile di Verona e Rete Scuola e Territorio e Teatro Nuovo nell’ambito del percorso di sensibilizzazione delle nuove generazioni verso i temi della legalità e della giustizia riparativa, oggetto ogni anno di un progetto specifico promosso dall’Amministrazione per le scuole cittadine. “E’ dal 2018 – ha sottolineato Fabrizio Gifuni – che propongo al pubblico questo esperimento teatrale, che appositamente non definisco spettacolo. Moro, ed in particolare i suoi scritti che realizzò nei 55 giorni di prigionia, è un meteorite che viene da un altro tempo. Un evento della storia, un corpo che bisogna capire se è ancora in grado di produrre calore, una temperatura, un campo magnetico capace di toccare i nostri corpi oggi, nell’Italia del 2025, o se invece bisognerà concludere che si tratta solo di un corpo freddo, perduto e dimenticato nel tempo. Dall’esperienza che ho fatto in questi anni posso dire d’aver riscontrato da questo punto un risultato molto confortante. Cioè che questo corpo è una delle pagine più importanti della storia contemporanea, presente e ancora molto vivo. Bisogna semplicemente risvegliarla”.