I dati reali (senza terrorismo). Nuovi positivi in Veneto al di sotto della media nazionale La percentuale di positivi nella regione è dello 0,77%. A Verona lo 0,37. Nelle sette province comunicati 1.422 casi in un giorno, si parla di “boom”, ma sul dato pesano l’accumulo dei tamponi di Venezia e i 26 mila test analizzati, a cui è risultato positivo il 5,47%. Studio dell’ospedale di Negrar: così si annienta il Covid

“Boom di casi” in Veneto, ti­tolano molti quotidiani on­li­ne. Sarà così anche domani sull’edizione cartacea. Il da­to, comunicato in questo mo­do, non mente, va detto: oggi è il giorno in cui si registra l’aumento maggiore di in­fe­zioni in 24 ore. E però al mo­mento (e crediamo anche do­mani) po­chissimi dicono che il “boom”, 1.422 nuove po­sitività al virus, è stato riscontrato a fronte di 26 mila tamponi e che parte dell’impennata è dovuta a un mero motivo contabile, ossia l’accumulo del numero di test e­seguiti dalle Ulss veneziane. Dal 15 ottobre in avanti, in­fatti, i dati delle microbiologie di Venezia sono arrivati col con­tagocce a Venezia, di­sguidi legati al sistema informatico. Ma fingendo anche che oggi effettivamente siano state riscontrate 1.422 po­sitività, significherebbe che solo il 5,47% di chi si è sottoposto al test è risultato affetto da Co­vid, una media inferiore a quel­la nazionale, che negli ultimi giorni ha oscillato tra il 6 e il 9%. Non stiamo affatto cercando di minimizzare, e chi lo fa non merita nemmeno di essere preso in considerazione. Ci limitiamo a riportare i numeri reali. Inoltre va ricordato che più del 90% dei positivi in Veneto è asintomatico. Altri dati. In Veneto le persone in isolamento sono 13.619, di cui 5.356 positivi, ossia poco più di un terzo. 357 i sintomatici Sono state registrate 14 vittime. Il numero di malati Co­vid nelle terapie intensive è stabile. In Veneto le persone che oggi hanno il virus so­no 38.265, lo 0,77 della po­polazione. E Verona come sta? In tutta la provincia gli “attualmente positivi” sono 1.866, ossia lo 0,37 dei residenti. Sempre troppi, ovviamente, ma si tratta di una percentuale quasi irrilevante. Intanto dall’Ospedale Sa­cro Cuore di Negrar arriva un interessante studio. L’utilizzo delle mascherine e il ri­spetto del distanziamento so­­ciale ridurrebbero di ben mille volte l’esposizione al con­tagio, ossia la carica vi­rale con cui si viene in contatto. Lo studio, appena pubblicato su ‘Clinical Microbio­lo­gy and Infection’ e presentato in ant­eprima alla recente Es­cmid Conference on Co­ro­navirus Disease, è sta­to condotto su 373 casi di Co­vid-19 giunti nel Pronto soccorso dell’ospedale fra il primo marzo e il 31 maggio. “Per cia­scun caso è stata va­lutata la carica virale tramite tampone, quindi i pa­zienti sono stati seguiti per registrare la gravità dei sintomi e l’evoluzione della ma­lattia – affermano Dora Buonfrate e Chiara Piubelli coordinatrici dello studio – I dati raccolti indicano chiaramente che, al diminuire della circolazione di Sars-CoV-2, grazie alle misure di contenimento della diffusione del coronavirus si è abbassata in parallelo e di ben mille volte la carica virale riscontrabile nei pazienti”. In altri termini “i casi arrivati in ospedale a maggio, quindi in un periodo di bassa esposizione al contagio, erano anche venuti a contatto con ‘dosi’ virali più basse e avevano meno Sars-CoV-2 in circolo nell’organismo, an­che fino a mille volte meno rispetto ai pazienti ricoverati”.