Una nuova ricerca Changes Unipol, elaborata da Ipsos, rileva le reazioni e le opinioni dei veronesi in merito alla guerra, alla pace, ai conflitti in corso e alla Difesa nazionale. Uno studio condotto in un momento storico scosso dai conflitti Russo-Ucraino e Israelo-Palestinese. La maggioranza degli scaligeri (55%) si riconosce in una posizione pacifista e non interverrebbe in guerra indipendentemente dal tipo di conflitto. Solo il 4% degli intervistati si dichiara interventista mentre il 35%, definibili come “pragmatici della guerra”, pensa che la posizione da assumere dipenda precisamente dal tipo di conflitto o intervento in questione. A Verona, inoltre, il 70% della popolazione ritiene che qualsiasi guerra debba essere evitata, in linea con la media italiana di 6 persone su 10; e solo l’8%, più fatalista, ha descritto la guerra come “un male inevitabile e necessario”. Come nel resto d’Italia, anche per i veronesi la via diplomatica è la soluzione privilegiata: ben il 90% (in linea con il 90% a livello Italia) la ritiene il miglior modo per risolvere i conflitti. In particolare, un 49% è favorevole anche al coinvolgimento di Paesi terzi nella mediazione, mentre per il 41% il dialogo dovrebbe rimanere tra le parti direttamente coinvolte. Solo il 10% sostiene che il conflitto deve proseguire fino a una vittoria militare “sul campo”. In linea con uno spirito prevalentemente pacifista, i milanesi si mostrano tra i più contrari all’ipotesi di inviare soldati europei – e quindi anche italiani – in Ucraina con funzioni di peacekeeping: il 55% si dichiara contrario. Allo stesso tempo, un veronese su tre (30%) esprime invece un’opinione favorevole. I veronesi guardano con apprensione ai conflitti in corso: il 77% è intimorito in particolare per il conflitto tra Russia e Ucraina, percepito come più minaccioso rispetto a quello Israelo-Palestinese (68%). Per quanta riguarda la guerra in Ucraina, il 41% dei veronesi crede che un intervento di mediazione da parte di Trump possa essere risolutivo, mentre il 18 % è scettico sull’efficacia di tale ipotesi. Il restante 41% non si esprime o ritiene che non cambierà nulla. Se quasi 4 italiani su 10 (il 37%) apprezzano il ruolo che ha assunto l’Italia quale mediatore e pacificatore nei recenti conflitti, maggiori spaccature si evidenziano a Verona per quanto riguarda il tema delle spese militari. Il 27% degli intervistati (in linea con il 30% a livello Italia) ritiene, infatti troppo alta la spesa sostenuta sia attualmente sia in prospettiva futura, mentre il 30% (vs 28% a livello Italia) la ritiene adeguata. Infine, il 19% la reputa troppo bassa mentre 1 veronese su 4 non sa valutare. Negli ultimi mesi, a livello europeo, si discute molto dell’ipotesi di portare al 3% del PIL la spesa militare, sia in Italia che negli altri Paesi UE. Su questo tema, le opinioni dei veronesi risultano particolarmente polarizzate: il 49% si dichiara contrario, in linea con il dato nazionale (48%), ma a differenza del resto d’Italia, a Verona la quota di favorevoli è sensibilmente più alta — 34% contro il 29% rilevato a livello nazionale. Un dato che segnala una maggiore apertura, in città, verso l’ipotesi di un rafforzamento della difesa europea. Rispetto al campione nazionale, i veronesi si mostrano decisamente meno favorevoli all’ipotesi di un esercito europeo unico: il 42% boccia la proposta (contro il 37% su scala nazionale), mentre il 38% è favorevole. Infine, gli scaligeri risultano nettamente contrari alla reintroduzione della leva obbligatoria: il 57% degli intervistati non sarebbe d’accordo, il 35% sarebbe favorevole, il restante 8% non si esprime.