“Il corpo di ballo va ripristinato perché un’azienda cresce con gli investimenti e non con i tagli”. Sono parole che l’attuale Sindaco Federico Sboarina pronunciava il 23 giugno del 2017, accompagnato dall’attuale sovrintendente Cecilia Gasdia allora schierata con Fratelli d’Italia. Sono passati 4 anni e non solo il corpo di ballo non è stato ripristinato, ma tutti i lavoratori della Fondazione, che si apprestano a scioperare in occasione della rappresentazione dell’Aida, sono stati nuovamente dimenticati”. Così Federico Benini, consigliere comunale Pd, in vista dell’agitazione prevista per il 15 di luglio. Per i sindacati la situazione reale della Fondazione Arena e dei suoi lavoratori è invece drammatica. Lo sciopero unitario proclamato dieci giorni fa per tutta la giornata del 15 luglio, compresa la rappresentazione di “Aida”, è la conseguenza inevitabile dell’atteggiamento di chiusura rispetto alle richieste di risoluzione di gravissimi problemi e criticità che riguardano il futuro e la sopravvivenza stessa della Fondazione Arena. “Fin dalla presentazione del progetto di questo Festival, -dicono M. Lumastro della Slc-Cgil, E. Mazzoni della Fistel-Cisl, I.Zampolli della Uilcom-Uil, D. Carbone della Fials-Cisal e La Rsu- dal numero di serate pari ad un Festival areniano tradizionale, ma con capienza ridotta a circa un terzo per le restrizioni Covid, abbiamo richiesto insistentemente, ma invano, totale trasparenza sui conti e garanzie reali ed esigibili sulla sostenibilità economica della stagione estiva e sulla sua compatibilità con una programmazione e un’occupazione piena a 12 mesi: scelte avventate e temerarie sul numero di spettacoli e sugli investimenti tecnologici potrebbero essere in questo momento fatali, se invece che essere frutto di valutazioni responsabili a tutela della Fondazione rispondessero ad interessi esterni. È giunto il momento che queste garanzie arrivino e i lavoratori, dopo i sacrifici che sono stati loro imposti negli ultimi anni, sono pronti a tutte le forme di lotta per salvaguardare il proprio posto di lavoro”. La proclamazione dello sciopero generale per la giornata del 15 luglio è avvenuta con due settimane di anticipo. Due settimane che avrebbero potuto essere sufficienti a dare garanzie sulla sostenibilità economica, ad assicurare totale copertura economica su eventuali rischi di bilancio che sarebbero fatali, ad escludere l’utilizzo futuro degli ammortizzatori sociali a correttiva di un festival impostato in maniera avventata. Due settimane -conxludono- in cui si sarebbe potuta riaprire la discussione sulla Dotazione Organica, finalmente con criteri di totale trasparenza e con finalità di rilancio e valorizzazione, in cui si sarebbero potute affrontare tutte le tematiche di salute e sicurezza dei lavoratori, in cui si sarebbe potuto tornare a discutere di come risolvere le problematiche dei lavoratori aggiunti, affrontando una vertenzialità che rischia di trascinare la Fondazione in una situazione insostenibile. “Le parti sindacali si sono responsabilmente presentate alla convocazione di stamattina con la Direzione di Fondazione Arena, ma per l’ennesima volta si sono trovate ad ascoltare inutili ripetizioni di promesse e vaghe intenzioni senza alcun elemento concludente rispetto a tutte le questioni dirimenti le vertenze in atto. Se queste sono le risposte è a tutti chiaro che lo sciopero è l’esito inevitabile ma non il solo”. Per i sindacati, la direzione nonha permesso la trattativa sulla dotazione organica

“Il corpo di ballo va ripristinato perché un’azienda cresce con gli investimenti e non con i tagli”. Sono parole che l’attuale Sindaco Federico Sboarina pronunciava il 23 giugno del 2017, accompagnato dall’attuale sovrintendente Cecilia Gasdia allora schierata con Fratelli d’Italia.
Sono passati 4 anni e non solo il corpo di ballo non è stato ripristinato, ma tutti i lavoratori della Fondazione, che si apprestano a scioperare in occasione della rappresentazione dell’Aida, sono stati nuovamente dimenticati”. Così Federico Benini, consigliere comunale Pd, in vista dell’agitazione prevista per il 15 di luglio.
Per i sindacati la situazione reale della Fondazione Arena e dei suoi lavoratori è invece drammatica.
Lo sciopero unitario proclamato dieci giorni fa per tutta la giornata del 15 luglio, compresa la rappresentazione di “Aida”, è la conseguenza inevitabile dell’atteggiamento di chiusura rispetto alle richieste di risoluzione di gravissimi problemi e criticità che riguardano il futuro e la sopravvivenza stessa della Fondazione Arena.
“Fin dalla presentazione del progetto di questo Festival, -dicono M. Lumastro della Slc-Cgil, E. Mazzoni della Fistel-Cisl, I.Zampolli della Uilcom-Uil, D. Carbone della Fials-Cisal e La Rsu- dal numero di serate pari ad un Festival areniano tradizionale, ma con capienza ridotta a circa un terzo per le restrizioni Covid, abbiamo richiesto insistentemente, ma invano, totale trasparenza sui conti e garanzie reali ed esigibili sulla sostenibilità economica della stagione estiva e sulla sua compatibilità con una programmazione e un’occupazione piena a 12 mesi: scelte avventate e temerarie sul numero di spettacoli e sugli investimenti tecnologici potrebbero essere in questo momento fatali, se invece che essere frutto di valutazioni responsabili a tutela della Fondazione rispondessero ad interessi esterni. È giunto il momento che queste garanzie arrivino e i lavoratori, dopo i sacrifici che sono stati loro imposti negli ultimi anni, sono pronti a tutte le forme di lotta per salvaguardare il proprio posto di lavoro”.
La proclamazione dello sciopero generale per la giornata del 15 luglio è avvenuta con due settimane di anticipo.
Due settimane che avrebbero potuto essere sufficienti a dare garanzie sulla sostenibilità economica, ad assicurare totale copertura economica su eventuali rischi di bilancio che sarebbero fatali, ad escludere l’utilizzo futuro degli ammortizzatori sociali a correttiva di un festival impostato in maniera avventata.
Due settimane -conxludono- in cui si sarebbe potuta riaprire la discussione sulla Dotazione Organica, finalmente con criteri di totale trasparenza e con finalità di rilancio e valorizzazione, in cui si sarebbero potute affrontare tutte le tematiche di salute e sicurezza dei lavoratori, in cui si sarebbe potuto tornare a discutere di come risolvere le problematiche dei lavoratori aggiunti, affrontando una vertenzialità che rischia di trascinare la Fondazione in una situazione insostenibile.
“Le parti sindacali si sono responsabilmente presentate alla convocazione di stamattina con la Direzione di Fondazione Arena, ma per l’ennesima volta si sono trovate ad ascoltare inutili ripetizioni di promesse e vaghe intenzioni senza alcun elemento concludente rispetto a tutte le questioni dirimenti le vertenze in atto. Se queste sono le risposte è a tutti chiaro che lo sciopero è l’esito inevitabile ma non il solo”.