Il granchio blu, pesca in difficoltà. Il crostaceo mette a dura prova il settore e ha un peso sull’acquacoltura veneta

I mercati ittici del Veneto resistono nonostante le difficoltà settoriali. A certificarlo il report ”La Pesca in Veneto 2024”, realizzato dall’Osservatorio Socio Economico della Pesca e dell’Acquacoltura di Veneto Agricoltura. Lo studio, che fornisce una visione dettagliata e approfondita delle dinamiche attuali del comparto della pesca regionale e delle sue prospettive future, mette in evidenza una serie di criticità, dovute perlopiù all’invasione del granchio blu, ma un aspetto positivo comunque emerge: le prestazioni dei sei mercati ittici del Veneto (Caorle, Chioggia, Pila-Porto Tolle, Porto Viro, Scardovari e Venezia) nel 2024 sono state superiori a quelle del 2023. Nella scorsa annata, infatti, hanno venduto 16.881 tonnellate di pesce locale, producendo un valore di 52,6 milioni di euro: i volumi di prodotto ittico distribuiti sono così cresciuti del 10,2% rispetto al 2023, mentre i fatturati complessivi hanno evidenziato un incremento dell’8%, nonostante il calo dei prezzi medi alla produzione (-1,9%). Protagonisti di queste crescite significative sono stati il pesce azzurro, che ha conosciuto un rialzo produttivo del 20% (8.057 t vendute nel 2024), e il pesce bianco, che ha ben supportato con un aumento del 6,4% (4.418 t vendute). Stabili invece i crostacei, assestati sulle 1.200 t come nel 2023, mentre gli unici a mostrare un calo si sono rivelati i molluschi (-1,3%, con 3.204 t vendute). Nello specifico, il principale mercato per quantitativi di pesce locale venduto nel 2024 è stato Pila-Porto Tolle con 7.390 t, che ha staccato Chioggia al secondo posto con 6.607 t: questi due siti, insieme, hanno rappresentato quasi l’83% dell’intera produzione alieutica veneta. Al di fuori dei mercati ittici, però, la situazione per il settore regionale appare più complicata. Le aggressive predazioni del granchio blu, combinate con l’anossia causata dalle mucillaggini piuttosto diffuse nel 2024, hanno determinato ingenti perdite nel comparto della pesca ai molluschi bivalve di mare (i due Consorzi veneti hanno prodotto in totale, tra vongole di mare e fasolari, solo 2.827 tonnellate, -25,6%) e nell’acquacoltura: la miticoltura, in termini di volumi venduti, ha fatto segnare un 37% rispetto al 2023, la venericoltura addirittura un -67,5%. Maggiore tenuta per piscicoltura, con un calo dell’1%. A soffrire sono anche le imprese impegnate nella filiera ittica regionale, diminuite del 9,8% in confronto al 2023. Le uniche a restare numericamente invariate sono state le aziende dedite al commercio all’ingrosso dei prodotti ittici lavorati, mentre le restanti presentano tutte una variazione annua in diminuendo: l’apice negativo è toccato dal-13% dell’acquacoltura, le cui piccole imprese, soprattutto nel rodigino, hanno patito particolarmente la problematica del granchio blu. In leggero calo pure la flotta di pescherecci veneta, come da tendenza nazionale: nel 2024 erano 653 quelli registrati nel Registro dell’EU (-0,5% rispetto al 2023), rimasti invariati per stazza, ma non per potenza motore (-0,2%). <> – dichiara l’Assessore regionale a Caccia e Pesca, Cristiano Corazzari – «sta mettendo in grave difficoltà il settore della pesca ai molluschi e ciò ha evidentemente un peso importante sui numeri complessivi dell’acquacoltura veneta. Se però ci concentriamo sulle produzioni ittiche, emerge ottimismo: i rialzi produttivi di pesce azzurro e pesce bianco sono chiari segnali che il settore della pesca regionale, nonostante le difficoltà che sta incontrando in questo periodo storico, sia ancora tra i più performanti della costa adriatica. Questo è un dato molto rassicurante da cui ripartire, nell’attesa che gli strumenti messi in campo dalla Regione per fronteggiare la piaga del granchio blu producano gli effetti sperati, offrendo nuove soluzioni e opportunità al comparto».