Il Veneto regge. In classe pochissimi contagi. Il problema sono gli autobus Dall’inizio dell’epidemia nelle sette province sono stati effettuati 2 milioni 200 mila tamponi, il numero più alto di tutta Italia e in percentuale tra i più elevati d’Europa. I posti occupati in terapia intensiva sono 70 (+4 negli ultimi 3 giorni) su oltre 1.000 disponibili. Zaia: “Presto avremo i test in autosomministrazione. Io non chiudo i confini della regione. Merkel sbaglia”

Guardia alta, ma guai a la­sciarsi andare al panico. Il Veneto regge, la situazione non è ancora così grave, i con­tagi salgono però è an­che vero che nessuno in Ita­lia, e pochissimi in Europa, ha fatto lo stesso nu­mero di tam­poni. Il dato da tenere sott’oc­chio è soprattutto quel­lo dei pazienti in terapia intensiva, oggi salito a 70, ma lo stesso governatore Lu­ca Zaia ha evidenziato come questo avanzi con molta più len­tezza ri­spetto a marzo. I po­sti occupati sono saliti di 4 in 3 giorni. “Oggi le terapie inten­si­ve hanno una curva di crescita decisa­mente più piatta rispetto a prima”, ha detto il pre­si­dente. Che ha aggiunto: “Se ques­to è il ritmo, il numero cre­scerà lenta­men­te e ve­dre­mo dove si posi­zionerà. La situazione del 13 marzo era di 111 per­sone in terapia in­tensiva, il massimo è stato il 29 marzo con 356. Ab­bia­mo più pressione in area non critica che nelle terapie in­tensive”. Zaia ha sotto­li­ne­ato che tra un paio di set­timane il Veneto sarà pron­to “con i test in autosom­mi­ni­strazione grazie al pro­fessor Rigoli”. “Se qual­cuno pensa che restiamo appesi ai test molecolari a vita è bene dire che il mon­do va in altra direzione”. Poi Zaia ha fatto un quadro generale della situazione. “Se para­go­nassimo la situazione a un semaforo, oggi siamo al semaforo arancione. Abbia­mo lasciato il verde. Dire che la situazione è sotto con­trollo è una grande pa­rola, però è pur vero che la crescita è più lenta e il 96-97% dei positivi non svilup­pa sintomi. Questo non vuol dire che dobbiamo fare la ‘festa della liberazione’. An­zi, dobbiamo essere sul pezzo, pronti al peggio. Il motivo di questa tendenza – ha aggiunto parlando con SkyTg24 – dovremmo chie­derlo agli scienziati, se rie­scono a spiegarselo senza litigare tra di loro, ma io so che clinicamente noi ab­biamo più incremento di pa­zienti non critici negli o­spedali ma le terapie inten­sive ancora tengono. Se tutti i 3.150 medici di base ci dessero una mano nel fare i test noi saremmo già pronti a darli a tutti”. Il go­ver­na­tore ha poi parlato di e­ventuali chiusure territo­riali. “Nessuna chiusura in vista con altre regioni. Il virus non conosce confini, per questo ho contestato la decisione della Svizzera di chiudere i confini a quattro regioni italiane, tra cui il Veneto: mentre il governo italiano non ha battuto ciglio”, ha polemizzato. “Così come la Germania che ha messo in quaran­tena tutta l’Italia. Il pro­blema è che non esiste un coordinamento sanita­rio”. Capitolo scuola. Dei 707 mila studenti presenti in Veneto ad oggi si contano 835 positivi, pari allo 0,12% (6551 invece quelli in qua­rantena). Per quanto riguar­da invece la situazione degli operatori della scuola ri­sultano positivi in 167, 0,17% del totale e 1292 ad oggi in quarantena. Zaia è fa­vorevole alla didattica mista (in presenza e online) ma non agli ingressi sca­gionati negli istituti, perché, dice, “creerebbero molti di­sa­gi ai genitori che la­vo­rano”.