Il Veneto rischia l’arancione. Rt veneto a 0,91-0,92, se arriviamo a uno torniamo indietro La situazione contagio rimane sotto controllo ma gli indicatori stanno crescendo

Stamattina l’incontro Go­ver­no-Regioni coi ministri della Salute e delle Autonomie Ro­berto Speranza e Ma­ria­stella Gelmini sui prossimi prov­vedimenti per l’emergenza Covid. Domani la prima boz­za. Il nuovo Dpcm prorogherà le restrizioni fino a dopo Pasqua, arrivando al 6 aprile.
Intanto il governatore del Veneto Luca Zaia ha fornito qualche anticipazione: “La no­vità è che anche la comunicazione della classificazione per fasce potrebbe essere anticipata nel nuovo Dpcm dal ve­nerdì a qualche giorno prima. Questo per dare più tempo alle persone e alle attività di or­ganizzarsi. Cominciamo dalla riflessione di Zaia sulle scuole. Ho chiesto che il Comitato tecnico scientifico che si esprima formalmente rispetto all’apertura Il Cts deve dirmi perchè altre forme di aggregazione sono pericolose e questa no. E’ bene che si faccia chiarezza e che ognuno si prenda le proprie responsabilità. Noi non siamo in grado di fare una valutazione di carattere epidemiologico. Io le scuole le vorrei aperte, ma non posso non ricordare che chi ha riaperto le scuole prima di noi poi le ha richiuse.

L’unico soggetto ad a­vere un quadro complessivo è il Cts, si esprima”. Uno sguardo al bollettino quotidiano. Nelle ultime 24 ore 1304 nuovi positivi (2,75% sul totale dei tamponi), ad oggi sono 22.949 gli attualmente positivi. Ricoverate 1351 persone di cui 134 in terapia intensiva (+2) e 1217 in area non critica (-30). 28 i nuovi decessi. “Dal primo gennaio il Veneto sta calando”, ha sottolineato il governatore, “ma c’è una ten­denza all’aumento dei positivi. L’Rt è a 0,91-92, Con Rt a 1 il Veneto va in zona arancione”. Significherebbe nuove restrizioni, un nuovo colpo all’econo­mi­a e alla già pressoché inesistente vita sociale, l’ennesimo colpo durissimo. Questione vaccini. “Ho chiesto a governo che ci sia una circolare per cui chi ha avuto il virus e si vaccina una volta possa non fare il richiamo, cosi’ risparmio sulle dosi. Si tratta”, ha precisato Zaia, “di ap­plicare una direttiva dell’Ecdc in questo senso. Poi ho chiesto di valutare l’opportunità scientifica e organizzativa di pensare se non sia più conveniente fare una dose a tutti che due a pochi. La Gran Bretagna ha fatto questa scelta. E i più recenti studi su AstraZeneca dicono che ha performance si­mili agli altri due”. C’è la possibilità che il siero anti-Covid possa venire prodotto anche in Veneto? “Si spera che con un’azione propulsiva del governo si possano creare le condizioni. Ci vuole l’autorevolezza del presidente del Consiglio. Aziende venete disponibili a produrre?”, ha risposto Zaia. “Nessun contatto con la Regione, so che contatti ci sono stati con Veneto Sviluppo. Spero che i nostri industriali del farmaco riescano a trovare la quadra”. Variante inglese? “Ho letto uno studio che spiega perchè la variante inglese è più pericolosa: si spegne” cinque giorni dopo il covid normale, abbiamo davanti cinque giorni in più di infettività in totale oltre 13,2 giorni”.

Il tema dei ristori e della riapertura delle attività è drammatico. “Ci vorrebbe u­na safety car per le nostre aziende”, ha dichiarato il pre­sidente del Veneto. “Quel­la safety car è il Recovery fund. Dobbiamo ricapitalizzare le imprese e creare occupazione. Per il resto le nostre imprese san­no cosa fare. Quando la crisi sanitaria sarà finita, ci sarà un’altra economia, non quella di prima. Se il sistema è quello dei monopattini è chiaro che non si va da nessuna parte. Ma confido nel premier Mario Draghi”. Zaia ha poi affrontato un argomento che non viene mai preso in considerazione. “Stamattina ho fatto una videoconferenza col mondo delle discoteche. I gestori mi hanno detto: ‘Siamo sempre chiusi, ma i contagi vanno avanti, quindi non eravamo noi gli untori, allora di chi è la responsabilità?’. Ormai, tranne la micro-apertura estiva i lo­cali sono chiusi da marzo 2020. Come non dargli ra­gione?”. Infine il tema della ristorazione. “Con il collega dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini e con gli altri governatori abbiamo p­osto la questione che le misure abbiano ragionevolezza. Se è vero che non è pericoloso aprire a mezzogiorno lo sia anche alla sera. Penso sia ragionevole. Così vale anche per al­tre attività, se alcune sono chiuse e altre con maggiore assembramento aperte, lo si deve spiegare ai cittadini. Non è questione di principio ma di giustizia. Abbiamo chiesto al governo l’impegno di entrare nelle singole attività, non con il semplice codice Ateco”.