Nella morsa del fisco per colpa di 162 mila evasori Lo studio della Cgia di Mestre certifica che servono 156 giorni di lavoro per le tasse. Alto in Veneto il numero dei contribuenti irregolari. La pressione fiscale più leggera con il Governo Berlusconi. Soltanto Danimarca e Francia fanno peggio di noi.

Ben 156 giorni per liberarsi dal fisco

Conteggiando anche i sabati e le domeniche, quest’anno i contribuenti veneti hanno impiegato 156 giorni per onorare tutte le richieste avanzate dal fisco. In altre parole, per rispettare le decine e decine di scadenze previste dal calendario fiscale, le persone fisiche e quelle giuridiche hanno teoricamente lavorato per lo Stato sino all’inizio dello scorso mese di giugno. Versamenti che sono necessari per retribuire i dipendenti pubblici, per consentirci, quando e’ necessario, di essere curati da una struttura ospedaliera pubblica, di far frequentare ai nostri figli la scuola o l’universita’, di disporre di trasporti veloci ed efficienti e di vivere in tranquillita’, perche’ la sicurezza di tutti noi e’ assicurata dalla presenza delle forze dell’ordine. Solo dal 6 giugno fino al prossimo 31 dicembre (209 giorni) gli italiani lavoreranno per se’ stessi e per la propria famiglia. Quello realizzato dall’Ufficio studi della CGIA e’ un puro esercizio di scuola che ci consente di misurare in un modo del tutto originale il peso fiscale che grava sugli italiani.

In Veneto ci sono 162 mila evasori

In Italia, purtroppo, i contribuenti onesti versano molte tasse perche’ ci sono tante persone che non le pagano o lo fanno solo parzialmente. Secondo le ultime stime dell’Istat riferite al 2022, infatti, sono quasi 2,5 milioni le persone fisiche presenti in Italia che sono occupate irregolarmente. Sono uomini e donne che lavorano completamente in nero o quasi; quando operano in qualita’ di subordinati non sono sottoposti ad alcun contratto nazionale di lavoro. Se, invece, lavorano in proprio, ovviamente non possiedono la partita Iva. In valore assoluto il numero piu’ elevato e’ concentrato in Lombardia con 379.800 unita’. Seguono i 319.400 residenti nel Lazio e i 270.200 abitanti della Campania. In Veneto ne contiamo 161.800. Se, invece, calcoliamo il tasso di irregolarita’, dato dal rapporto tra il numero di occupati irregolari e il totale degli occupati di ciascuna regione, in Calabria registriamo il tasso piu’ elevato pari al 17,1 per cento. Seguono la Campania con il 14,2, la Sicilia con il 13,6 e la Puglia con il 12,6. Il Veneto ha un tasso del 7 per cento, nessun’altra regione d’Italia ha un dato inferiore al nostro. La media italiana e’ del 9,7 per cento.

Solo Danimarca e Francia peggio di noi

L’incremento della pressione fiscale e’ tornato a salire impetuosamente a partire dal 2023. Tuttavia, affermare che in questi anni sia aumentato il peso del fisco sul contribuente sarebbe fuorviante. L’incremento della pressione fiscale, infatti, non e’ ascrivibile ad un aumento delle tasse, quanto a una pluralita’ di novita’ legislative di natura economica introdotte a livello politico. Pensiamo alla decontribuzione a favore dei redditi da lavoro dipendente resa piu’ incisiva nel 2024 e all’accorpamento dei primi due scaglioni di reddito Irpef. Nel 2025, con l’intento di ridurre il cuneo fiscale e a compensazione della decontribuzione, sono state aumentate le detrazioni Irpef ed e’ previsto un ”bonus” (erogazione di una somma esente Irpef) per i redditi da lavoro dipendente sino a 20.000 euro. Inoltre, il buon andamento delle entrate fiscali nel 2024 e’ stato determinato da fattori economici che hanno condizionato la crescita delle imposte sostitutive attinenti ai redditi da capitale. Non va nemmeno dimenticata la crescita registrata dalle retribuzioni; grazie ai rinnovi contrattuali, alla corresponsione degli arretrati nel pubblico impiego e all’aumento del numero di occupati l’Irpef e i contributi previdenziali hanno subito un rialzo positivo. L’impatto sulla pressione fiscale riconducibile all’aumento delle tasse, invece, e’ stato modestissimo. Ricordiamo, tra i principali inasprimenti fiscali introdotti dal governo in carica, le seguenti misure: incremento della tassazione sui tabacchi, dell’IVA su alcuni prodotti per l’infanzia/igiene femminile e dell’imposta sostitutiva sulla rivalutazione dei terreni e delle partecipazioni per l’anno 2024; rimodulazione delle detrazioni per le spese fiscali con l’introduzione di alcune limitazioni per redditi elevati, l’inasprimento della tassazione sulle cripto-attivita’, la riduzione delle detrazioni delle spese per le ristrutturazioni edilizie e il risparmio energetico per l’anno 2025.