Inquinamento, condannati 11 manager Riconosciuto un risarcimento ai Comuni che si erano costituiti parte civile nel processo

La Corte d’Assise di Vicenza, dopo sei ore di camera di consiglio, ha condannato 11 manager per l’inquinamento da Pfas, con pene da 2 anni e 8 mesi fino a 17 e mezzo. In totale, ha inflitto pene per 141 anni. Quattro gli imputati assolti. Per acquevenete la sentenza di primo grado emessa oggi rappresenta un momento importante, anche se non risolutivo. La società pubblica con sede a Monselice, che gestisce il servizio idrico integrato in 107 Comuni costituitasi parte civile nel processo, prende atto delle condanne inflitte agli imputati, ma esprime profonda amarezza per una vicenda che lascia dietro di sé un danno ambientale e sociale incalcolabile. “Questa sentenza applicando il principio chi inquina paga – ha detto Piergiorgio Cortelazzo, presidente di acquevenete – suggella in maniera equa l’importanza della protezione della salute e dell’ambiente, indicando una priorità fondamentale la necessità di introdurre la responsabilità estesa a tutti quei soggetti che producono o utilizzano sostanze poli e perfluoroalchiliche. Bisogna mettere in campo tutte quelle azioni volte a sostituire i Pfas nei numerosi impieghi civili e industriali – aggiunge Cortelazzo – affinché, anche in futuro, i maggiori costi operativi e infrastrutturali per garantire la sicurezza dell’acqua non ricadano integralmente sulle tariffe dei cittadini”. “Dobbiamo ringraziare i cittadini, le Mamme no Pfas che hanno portato avanti una battaglia che è di tutti”. Sono le parole del Sindaco di Belfiore e vice Segretario del Pd Alessio Albertini. Che coglie l’occasione per ringraziare anche i suoi, di cittadini. Che hanno avuto un ruolo molto importante nella gestione dell’emergenza. “Come forse non in tanti sanno -spiega Albertini- quando nella zona inquinata dalla Miteni è stato dichiarato lo stato di emergenza, nel mio Comune, a Belfiore, sono partiti i lavori per portare acqua pulita nelle zone rosse. Non è stato un intervento da poco. Ci sono stati disagi, espropri. Un tubo enorme in mezzo alla campagna, per dirla senza fronzoli. Si è trattato di lavori che hanno impattato molto sulla vita di tutti”. Per l’assessora alla sanità Manuela Lanzarin “La sentenza della Corte d’Assise di Vicenza, che riconosce il reato di disastro ambientale doloso e condanna i vertici della Miteni, è un atto di giustizia atteso da anni e rappresenta un riconoscimento importante per tutte le comunità coinvolte”. In un comunicato Greenpeace ribadische che “la storica sentenza di oggi dà nuova linfa al principio “chi inquina paga” ed è il risultato di un’importante opera di denuncia fatta dalla società civile e di indagine dei NOE dei Carabinieri. Ora il prossimo decisivo e necessario passo deve essere l’inizio delle operazioni di messa in sicurezza e bonifica di tutta l’area contaminata, a tutela dell’ambiente e della salute delle persone”. Per l’eurodeputata dei Verdi, Cristina Guarda “Rimane l’amarezza per il ritardo e le lacune con cui le istituzioni si sono occupate della contaminazione, il più grande caso di inquinamento da Pfas conosciuto al mondo. Ora la battaglia prosegue in Europa, per la completa rimozione di queste sostanze dai beni di consumo, dalla produzione agricola e industriale”. Sul fronte dei risarcimenti, la sentenza riconosce importi rilevanti a favore di enti pubblici e gestori dei servizi idrici. Acquevenete e Acque del Chiampo sono state risarcite con 500mila euro ciascuna a titolo di danno patrimoniale, mentre Viacqua ha ottenuto un risarcimento di 400mila euro, sempre per danno patrimoniale. Questi importi si intendono come provvisionali. Infine, la Corte ha riconosciuto anche il danno patrimoniale subito dal Consiglio di Bacino Valle del Chiampo, con un risarcimento pari a 499mila euro, e dal Consiglio di Bacino Bacchiglione, che ha ottenuto un risarcimento di 900mila euro.