LA QUERELLE DELL’ESTATE. Viva l’Opera, Forza Verona! Parte dei lavoratori della Fondazione ha incrociato le braccia in occasione di Aida: è un diritto e non critichiamo le rimostranze, però stride col momento, decisivo per la ripartenza. Perché, almeno per una volta, la politica non fa fronte comune?

Alessandro Gonzato
Legittimo scioperare, è un diritto. Lo è anche attaccare gli avversari politici. Ma bi­sogna valutare il mo­men­to, e questo non ci pa­re il migliore. Il Paese sta provando a rialzarsi, l’e­co­nomia è alle corde e il turismo è uno dei primi che ri­schia di finire nuovamente al tappeto. Verona è la terza città più attrattiva d’Italia in termini numerici e l’Arena d’estate ne è il motore. Parte dei dipendenti della Fondazione (di seguito i numeri) ha deciso di incrociare le braccia, giovedì scorso, in occasione di Ai­da, l’opera più conosciuta. I lavoratori hanno scelto di protestare platealmente contro una serie di diritti che ritengono negati, tra cui la stabilizzazione delle posizioni, lamentano «o­pacità» nella gestione da parte della dirigenza e il mancato rispetto di una se­rie di tutele. Non entriamo nel merito ché la materia è complessa e di certo anche loro avranno alcune buone ragioni per essere insoddisfatti. E però è an­che vero che se il Festival anche a causa di tali rimostranze, magari ripetute nel tempo, dovesse perdere appeal, per i sindacati sarebbe un boomerang per­ché la Fondazione ri­sollevatasi a fatica dopo gestioni passate non proprio specchiate sarebbe co­stretta a ridurre ulteriormente budget e progetti. È un momento tremendamente complicato e l’amministrazione comunale, alla quale a livello generale si possono imputare delle carenze ma non è questo il caso, ha fatto un gran­de lavoro per ottenere una capienza di 6 mila persone, indispensabili per ri­trovare almeno in parte un’a­deguata atmosfera, che significa soldi. Buona parte degli stessi lavoratori della Fondazione lo hanno capito, dato che il 61% si è regolarmente presentato al lavoro (i sindacati avevano annunciato un’adesione all’80). Avranno pensato che è meglio sopportare ancora per un po’ l’insoddisfazione e dare il mas­simo affinché il proprio datore di lavoro possa ri­sollevarsi e un domani magari soddisfare le ri­chieste, anziché tifare perché questi faccia una figuraccia mondiale e perda sponsor e quattrini. L’opposizione ovviamente ha cavalcato la protesta ed è legittimo anche da parte loro, sta nel gioco delle parti. E però stridono i tempi, che al momento ri­mangono bui. Ps: poche le richieste di rimborso da parte degli spettatori. Un gesto di vicinanza all’ente.