La bellezza dei mosaici di Negrar ha fatto il giro del mondo Un tesoro antico rimasto nascosto per più di 1700 anni

La provincia di Verona è luogo di nuove scoperte archeologiche. Reperti d’epoca romana sono stati riportati alla luce tra i vigneti nei pressi del comune di Negrar di Valpolicella. A dare la notizia, lo scorso 26 maggio, sono stati il comune di Negrar stesso, con un post su Facebook, e il quotidiano l’Arena.
I resti ritrovati appartengono alla villa di Negrar, un edificio romano del III secolo dopo Cristo. L’elemento più rilevante venuto alla luce è una parte della pavimentazione dell’edificio, decorata con splendidi mosaici. Si tratta di una scoperta estremamente preziosa per le sue ottime condizioni di conservazione, dovute al terreno agricolo che ricopriva i reperti.
La notizia ha avuto una grande rilevanza internazionale. Ne hanno, infatti, parlato in Gran Bretagna la compagnia broadcast BBC e il quotidiano The Guardian. In America, invece, se ne sono occupati il quotidiano The New York Times e l’emittente broadcast CNN.
Il lavori che hanno portato a questo risultato sono stati opera dei tecnici della Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio di Verona. A dirigerli è stato l’archeologo Gianni de Zuccato.
Gli archeologi hanno iniziato a lavorare nel sito durante l’estate scorsa, in luglio, con i finanziamenti del Ministero dei Beni culturali. Hanno poi ripreso le operazioni in autunno per poi essere, però, interrotti a causa del coronavirus. I lavori sono finalmente ricominciati a maggio, giungendo poi a questa grande scoperta.
Questa campagna archeologica è stato il primo grosso lavoro avvenuto nel sito dopo quasi cento anni. Come riportato da The New York Times, infatti, la scoperta dei primi pezzi del pavimento a mosaico è avvenuta accidentalmente nel 1887.
Una vera e propria missione archeologica è partita, però, solo nel 1922, dopo un passaggio di proprietà del terreno dove si trovava il sito. A gestire questo primo lavoro è stata la Soprintendenza archeologica delle Venezie, diretta da Tina Campanile. Gli studi archeologici sono stati poi nuovamente ripresi nel 1975, per poi essere totalmente abbandonati in breve tempo.

Questo fino alla scorsa estate, quando le operazioni sono ripartite proprio guardando agli studi del 1922. Come indicato da L’Arena, gli archeologi hanno iniziato i lavori seguendo le indicazioni di Campanile. Hanno cominciato, infatti, proprio sondando il terreno indicato dalle carte del 1922 come punto di ubicazione dell’edificio. Ciò è servito per effettuare uno studio della precisa posizione della villa e della sua grandezza.
Questi ultimi scavi inizialmente hanno rivelato solo alcuni elementi della villa. Infatti, secondo le dichiarazioni di de Zuccato riportate da L’Arena, per primi sono stati trovati “muri, una pavimentazione con lastre di pietra e tre gradini, appartenenti probabilmente a un settore di servizio della residenza”. Solo dopo settimane di lavori, gli archeologi hanno portato alla luce una porzione di pavimento con mosaici a decorazione geometrica. Ciò ha poi avviato la più recente operazione di recupero.

Giorgia Silvestri