La cronaca nera e l’interesse morboso L’opinione pubblica è affascinata dal caso di Garlasco, ma era già successo con Cogne

I fatti di cronaca nera, soprattutto laddove presentano aspetti oscuri, sono sempre seguiti con attenzione ma tanto morboso interesse non lo si vedeva da anni, forse dal tragico caso di Cogne. Come mai l’assassinio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco il 13 agosto del 2007, a distanza di 18 anni ha ancora le caratteristiche per attrarre come una calamita l’opinione pubblica? Per tutta una serie di motivi che toccano dinamiche psicologiche, mediatiche e sociali. In primis perché si tratta di un delitto efferato nonostante sia avvenuto in un ambiente familiare borghese, distante da marginalità sociali o contesti borderline. Il che ci fa trovare di fronte a una contraddizione che crea un corto circuito nel pensiero lineare e fa immaginare scenari angoscianti. Passa inoltre l’idea che anche una vita tranquilla può non essere immune da eventi violenti e distruttivi. Inoltre, l’intera vicenda, riguarda giovani dai visi puliti “per bene” con una vita agiata, un’alta scolarità, e questo crea una forte immedesimazione da parte del pubblico in quanto rimanda la mente ai “bravi ragazzi della porta accanto”. Il caso ha avuto fin da subito una narrazione mediatica forte, che nel tempo si è mantenuta vivace, legandosi alla controversa odissea giudiziaria che ha visto il fidanzato di Chiara, Alberto Stasi, essere assolto due volte e poi condannato, soprattutto per le incongruenze nel suo racconto, a scontare 24 anni di reclusione per omicidio volontario (con l’esclusione delle aggravanti della crudeltà e della premeditazione, la pena verrà ridotta a 16 anni grazie al rito abbreviato nel 2015). Nonostante la condanna molti, tra tecnici del settore e semplici persone appassionate alla vicenda, hanno continuato a porsi domande circa la reale colpevolezza di Stasi. Le sentenze, così contrastanti, hanno aumentato la percezione di incertezza e fallibilità del sistema giudiziario. Appare infatti essere stata scritta con la condanna di Stasi una verità giudiziaria parziale in quanto mancano movente e arma e quella che si definisce la prova regina. ll che ha alimentato negli anni interrogativi, ipotesi e teorie. Il caso ha avuto sempre un’alta copertura mediatica per tutti questi motivi, per tornare fortemente “alla ribalta” nell’ultimo periodo con la riapertura di nuove indagini e un indagato in concorso. Il caso sta diventando una sorta di “romanzo criminale” contemporaneo, dove giustizia, verità e quesiti senza risposta continuano a mescolarsi nei salotti televisivi, sulle pagine dei giornali, così come al bar. L’opinione pubblica si sta dividendo tra “colpevolisti” e “innocentisti”, alimentando dibattiti sui social, talk show e forum e per certi versi è come seguire una serie tv, dove si susseguono quotidianamente nuovi colpi di scena e fanno irruzione personaggi inaspettati. La possibilità che esistano altri sospetti o nuovi elementi (con tutta una serie di possibili piste alternative) sta mantenendo altissima l’attenzione di moltissime persone. Questo senso di incertezza è il fattore dirompente nella vicenda, il motivo che inquieta di più perché destabilizza e sconcerta e porta lo spettatore a seguire le notizie, giorno dopo giorno, per provare a esorcizzare l’inquietudine e lo smarrimento che prova.

Sara Veronica Rosa, psicologa e psicoterapeuta