Accedere all’opera d’arte significa aprirsi a un’esperienza che coinvolge corpo, sguardo, immaginazione, pensiero, esponendosi a una forma di conoscenza intellettuale e materiale, sensibile e incarnata, capace di far vibrare il nostro essere nel mondo: questo il messaggio da cui prende le mosse NESSUNO ESCLUSO. Linguaggi dell’opera e accesso al sensibile, progetto espositivo di Fondazione Cariverona e UniCredit con Urbs Picta, a cura di Cesare Pietroiusti, che ha inaugurato venerdi 12 settembre 2025 a Verona tra le sale e il cortile della sede di Fondazione Cariverona, in via Achille Forti 3A, e gli spazi cinquecenteschi della filiale scaligera di UniCredit in via Giuseppe Garibaldi 1, per restare esposta nelle due sedi fino al 30 agosto 2026. In mostra una selezione di oltre 50 opere provenienti dalle collezioni di Fondazione Cariverona, di UniCredit e dello stesso curatore, per un percorso che mette in dialogo artisti e lavori distanti per origine, intenzioni e linguaggi, ma accomunati dalla capacità di attivare processi percettivi e riflessivi aperti, plurali, inclusivi. Nessuno escluso è la prima azione del più ampio progetto Interregno, il nuovo palinsesto interdisciplinare promosso da Fondazione Cariverona con Urbs Picta, con la direzione artistica di Jessica Bianchera. Proprio in quest’ottica Nessuno escluso invita a pensare l’opera non come oggetto da contemplare, ma come dispositivo aperto, relazionale e capace di accogliere le pluralità, parlando a ciascuna persona in modi differenti. Un percorso che accompagna alla scoperta di diverse tecniche e stili: dalla forza evocativa dei ritratti di Umberto Boccioni e Giorgio Morandi, alle tensioni formali delle sculture di Alberto Viani e Arcangelo Sassolino; passando dall’interiorità visionaria di Carlo Zinelli alla poetica meta-fotografica del quotidiano di Luigi Ghirri; fino alle sperimentazioni contemporanee di Kateřina Šedá, Claudia Losi, Massimo Bartolini e Marcello Maloberti. Accanto ai due nuclei collezionistici istituzionali si affianca l’ampia selezione di opere della collezione personale di Cesare Pietroiusti, chiamato per la prima volta a curare una mostra di opere provenienti da due grandi collezioni bancarie, ad estensione del proprio sguardo d’artista. A fare da protagonista è sempre l’incontro di differenze: la pennellata dei paesaggi di Giorgio Morandi accanto alle camicie stampate di Kateřina Šedá; le rotondità levigate di Alberto Viani in tensione con le figure esili e sghembe di Michael Noble o Mirko Basaldella. La mostra si apre con tre opere che raffigurano San Giovanni Battista, databili tra la fine del Trecento e la metà del Cinquecento, tutte accomunate dal gesto profetico che indica ”ciò che verrà”: una chiamata simbolica all’ascolto e alla disponibilità. Allo stesso tempo, secondo il curatore, c’è anche un altro inizio possibile, nel confronto fra la vertiginosa fotografia di Luigi Ghirri – un visitatore di un museo davanti a dei quadri, con la sua camicia tanto strana quanto banale, come la personalità di chiunque – e la stufa di Renato Guttuso, in cui il fuoco sembra un quadro astratto in contrapposizione con il quadro realista che lo contiene.