L’altissimo livello artistico, universalmente riconosciuto, della longeva Filarmonica di Dredsa, fondata 150 anni fa e sopravvissuta ai drammi che hanno colpito la città tedesca dalle crisi economiche al nazismo, fino ai bombardamenti incontrano sul palco del Teatro Filarmonico di Verona, nel concerto di Domenica 21 settembre, la profondità interpretativa di Dima Slobodeniouk, direttore d’orchestra finlandese, e nella prima parte della serata l’approccio appassionato e narrativo del pianista Boris Giltburg. A Verona per ”Il Settembre dell’Accademia” Giltburg, acclamato in tutto il mondo per una perspicace e coinvolgente sensibilità e riconosciuto tra i maggiori interpreti di Rachmaninov, affronterà il Concerto per pianoforte e orchestra n. 20 in re minore KV 466 di Wolfgang Amadeus Mozart: l’apice e l’atto estremo, nel 1785, della carriera di Mozart come pianista compositore, abbandonata di lì a pochissimo per dedicarsi al teatro musicale. D’altra parte il Concerto in re minore, ”in cui gli ascoltatori ottocenteschi avvertivano caratteri prebeethoveniani nel drammatico senso di inquietudine che lo anima”, è sempre stato tra i più apprezzati del compositore salisburghese dai virtuosi della tastiera, che hanno continuato a tenerlo in repertorio. Nella seconda parte della sera, il salto temporale sarà di oltre un secolo e mezzo e il palcoscenico tutto per l’Orchestra e la bacchetta di Dima Slobodeniouk. Lodato per il suo approccio esaltante e la leadership energica, apprezzato sia dai musicisti che dal pubblico, Slobodeniouk, tra i direttori d’orchestra più richiesti della sua generazione è nel contempo tra i più interessanti interpreti dal podio del connazionale Jean Sibelius, il maggior compositore finalndese, di cui a Verona verrà eseguito il capolavoro assoluto: la Seconda sinfonia in re maggiore Op. 43, l’opera che lo portò all’apice della fama. La figura di Sibelius s’inserisce nella storia della Finlandia nel momento cruciale della definitiva emancipazione dalla Russia, cui era stata annessa come granducato nel 1809, e della costruzione di una tradizione musicale autonoma: Sibelius divenne ”il simbolo identitario della cultura musicale nazionale e della nascente indipendenza dalla colonizzazione russa” (che arrivò nel 1917 in seguito alla Rivoluzione d’ottobre) e viaggiò in tutta Europa, entrando in relazione con le maggiori personalità e realtà musicali internazionali.
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