Manuela De Matteis nasce in un piccolo paese della provincia di Lecce. Madre di due splendide bambine, si è avventurata nella stesura della sua opera prima grazie al fortuito incontro con un atleta paralimpico di handbike, che la sprona a realizzare “VOLARE È MEGLIO DI CAMMINARE” JAGO Edizioni, che le chiediamo di presentarci. «Di tutte le parole che potrei usare per descriverlo, credo che “rinascita” sia la più adatta perché è la storia di una donna che ritrova il coraggio di prendere in mano la propria vita e viverla puntando su se stessa. L’intero racconto è costruito attorno a personaggi che hanno saputo trasformare le difficoltà in opportunità consapevoli che, se non potevano più camminare, dovevano imparare a volare. Ho scelto questo titolo ispirandomi all’uomo che ha contribuito a realizzare il mio progetto d’amore, come mi piace definirlo. Lui mi ripeteva sempre: ”Invece di pensare a ciò che non hai, pensa a cosa puoi fare con quello che hai!” ed è proprio questo l’insegnamento che ho voluto mettere in risalto, affinché tutti coloro che vivono in situazioni di difficoltà, dovute anche alla disabilità, possano trovare il coraggio di ripartire, credere in se stessi e nelle proprie capacità». I valori fondamentali esaltati nel libro? «Condivisione e solidarietà sono valori importanti, che dovrebbero essere alla base dell’educazione e dell’apertura verso l’altro in ogni sua possibile dimensione. Ma nel mio testo il vero filo conduttore è l’amore, soprattutto tra Giada, la protagonista, ed un atleta paralimpico conosciuto per caso durante una gara di handbike. La passione che scaturisce dopo il loro incontro, nasce dall’intento di parlare di sesso e disabilità in modo inclusivo e contribuire a mostrare che l’altro, nelle sue differenze, è qualcosa verso cui aprirsi e non chiudersi, come invece succede troppo spesso». C’è spazio anche per riflettere sugli incontri inaspettati, che però lasciano il segno. «Ho sempre creduto negli incontri tra anime che non avvengono per caso, ma per una ragione ben precisa. Le persone con cui interagiamo, da cui ci sentiamo immediatamente attratte, contribuiscono alla nostra evoluzione, necessaria per raggiungere il massimo grado di completezza e diventare la versione migliore di noi stessi. Se avessimo occhi che sanno guardare oltre e imparassimo a cogliere i segni che l’Universo ci invia, capiremmo che nessun incontro è mai vano, ma sempre finalizzato alla nostra crescita». Chiudiamo l’incontro raccontandoci qualcosa in più su di lei? «Con orgoglio posso dire che sono nata 46 anni fa nella terra del sole, del mare e del vento, e che da 23 vivo in un’altra città altrettanto splendida. Mi sono trasferita a Verona per seguire l’uomo che amo. Mi ritengo passionale, innamorata della vita, del mare e le persone che emanano luce: quella stessa luce che mi viene naturale riflettere, forse perché un po’ mi appartiene.»
Gianfranco Iovino