Il giorno dopo il voto regionale, Luca Zaia in veste ormai di ex governatore aveva messo subito il paletto: «Adesso sono perfettamente ricandidabile». Gli avevano negato il terzo mandato consecutivo, ma ora l’interruzione c’e’ e quindi torna potenzialmente in corsa. Pochi giorni dopo Zaia ha sempre negato di voler andare a Roma in Parlamento per restare in Veneto, aiutare il nuovo presidente Stefani, partecipare alle cerimonie Olimpiche Milano-Cortina, controllare che i lavori avviati dal suo governo regionale si concludano. Infine, e’ stato eletto, come previsto, presidente del Consiglio regionale e intende rimanerci fino alle elezioni politiche del 2027: niente elezioni suppletive per qualche mese in parlamento, niente corsa a sindaco di Venezia. Intanto resta li a presidiare Palazzo Ferro Fini e Palazzo Balbi per due anni. Sono tre indizi che nei migliori gialli potrebbero costituire una prova. E cioe’ che Zaia non molla. Perche’? Perche’ non si sa come andrà avanti la nuova Giunta Stefani. E’ una Giunta di coalizione, non monolitica; ci sono molte matricole a partire dal presidente, c’e’ l’incognita della Sanità assegnata a un supertecnico e cosi’ via. Bisogna vedere come andrà il collaudo e il rodaggio. E se dovesse mai implodere con una crisi di maggioranza, Zaia sarebbe già li, pronto per ricandidarsi e ricominciare da dove aveva lasciato. E’ un pensiero di fantapolitica, ma e’ un’ipotesi che circola nei corridoi. «Luca non vuole lasciare la presa», dovesse andare a Roma o al posto di Brugnaro a Ca’ Farsetti sarebbe complicato dimettersi e tornare in Regione. Cosi’ invece e’ già sul posto, pronto per eventuali emergenze. Perche’ Zaia sa perfettamente quali sono le debolezze di questa nuova Giunta: a differenza della sua che era praticamente un monocolore (Lista Zaia più Lega), questa coalizione si regge su Lega (con malumori interni), Fratelli d’Italia (con il dente avvelenato per i pochi seggi presi e per l’assessorato alla sanità perduto) e Forza Italia. C’e’ da sperare che le delibere della Giunta vengano votate in Consiglio dalla maggioranza, perche’ se si apre qualche crepa, addio voti in aula. Zaia si ritaglia il ruolo di garante e questo la dice lunga: garante di chi? Di Stefani, della coalizione, di tutto il Consiglio? O piuttosto garante che gli accordi siano rispettati altrimenti…? E’ la politica, bellezza.
Intanto si apre la partita degli enti. E’ la ciambella di salvataggio per chi e’ rimasto deluso. Il ruolo della consigliera De Berti
Perche’ le tensioni ci sono già: veneziani arrabbiati per lo strapotere di Padova (vedi Calzavara), leghisti delusi per non aver avuto ruoli dopo aver raccolto migliaia di preferenze (la zaiana Brescacin va nel Gruppo misto, addio lega), Berlato se la prende con i vertici di Fdl perche’ e’ rimasto a secco, i veronesi masticano amaro per aver ottenuto un solo assessore cosi’ via. Si dice che pero’ c’e’ la ex vicepresidente Elisa De Berti, leghista, consigliere delegata alle infrastrutture (fortemente voluta da Zaia per dare continuità ai progetti) che parteciperà alle riunioni di Giunta e che quindi gli assessori in realtà non sono 10 ma dodici (c’e’ anche la vicentina Martini). Attenzione, non e’ proprio cosi’. Andiamo a vedere cosa dice il regolamento della Regione. «Il presidente della Giunta puo’ delegare specifiche attività a consiglieri regionali in relazione a peculiari e comprovate competenze». E quindi? «Il consigliere delegato partecipa alle sedute della Giunta -prosegue il regolamento- senza diritto di voto, ove si discuta di questioni attinenti alle attività delegate. L’esercizio della delega non dà luogo ad alcuna indennità». Altro che equiparazione al ruolo di assessore: De Berti e Martini non potranno votare in Giunta e parteciperanno solo per relazionare sulle loro attività, senza peraltro percepire un euro oltre all’indennità di consigliere regionale. Non potrà fare delibere ne’ portarle in Giunta. Dovrà rapportarsi con l’assessore competente che per i Trasporti per esempio sarà il veronese Ruzza che e’ di Fratelli d’Italia. Sarà sufficiente per De Berti e Zaia un ruolo di questo genere? Ma ecco che arriva un possibile salvataggio: con il cambio di amministrazione regionale si rinnovano anche gli enti e si apre la partita delle poltrone. Ce ne sarà per tutti. Verona, che si ritiene penalizzata, potrebbe chiedere a Stefani qualcosa, visto che il presidente assicura che la nostra provincia e’ strategica. Sarà coerente? Se ne ricorderà? Ci sono decine e decine di caselle da riempire: da Veneto Strade a Veneto Sviluppo e Avepa la lista degli incarichi regionali e’ lunghissima. Sotto a chi tocca. Sarà sufficiente a Stefani per mettere a tacere i pericolosi malumori interni alla coalizione e garantirsi in aula la compattezza dei voti di maggioranza?



