La grande beffa della Stella cadente. Inchiesta penale: l’Arena è sotto sequestro Mentre si spendono 14 milioni per restaurare le gradinate continua l’utilizzo intensivo dell’anfiteatro con danni irreparabili. Mazzucco (Cariverona): “Un disastro’’. Tinè: “Si ripeterà’’

foto Martin

di Maurizio Battista

Una Stella cadente che sa di beffa. Tutto quello che è stato fatto e speso per conservare l’anfiteatro simbolo della città, che dalle sue pietre trasuda due millenni di storia, è stato miseramente rovinato dal crollo del basamento della Stella progettata da Rinaldo Olivieri. L’area interna dell’Arena adesso è sotto sequestro, la Procura ha aperto un’inchiesta per capire come è potuto accadere un simile scempio. Il reato per cui si procede è quello di danneggiamento colposo in seguito al crollo di una parte della stella cometa durante le operazioni di smontaggio.

Mazzucco e l’Arena: “Lasciatela in piedi’’. Cariverona e Unicredit spendono 14 milioni per il restauro. Poi arriva il disastro

Un danno enorme: “È un dispiacere constatare un tale danneggiamento allo straordinario monumento romano che rappresenta Verona in tutto il mondo- ha detto infatti la vicesindaca Barbara Bissoli -. L’evento dimostra, se ve ne fosse bisogno, che l’utilizzo dell’Arena deve essere accompagnato da grande perizia e rispetto, perché qualsiasi danno rappresenta una ferita non sanabile”.
Ma, si chiedono i veronesi, non ci si poteva pensare prima? Anche Vittorio Sgarbi, sottosegretario alla Cultura, adesso tuona: “Mai più la Stella in Arena, va spostata. I turisti impareranno ad ammirare altre bellezze”, quelle vere della città, quelle antiche e monumentali. “Non posso che sottoscrivere questa volta le parole di Vittorio Sgarbi”, dice uno sconsolato Alessandro Mazzucco, presicente dela Fondazione Cariverona, sponsor dei restauri dell’anfiteatro. “E’ stato un disastro, siamo anche in Fondazione Arena, non posso che lanciare un appello: lasciatecela in piedi almeno”. E aggiunge: “E’ incredibile che da un lato si lavori per preservarla e farne un museo e dall’altra si continui a imbullonare e sbullonare. Evitiamo di distruggerla”
Ma l’Arena era così inviolabile e da rispettare in quanto monumento che il soprintendente Vincenzo Tinè per far capire la cultura del rispetto aveva detto no agli Alpini che volevano proiettare le luci del Tricolore sugli arcovoli. E’ stato detto di no a una iniziativa a zero impatto sulle pietre, mentre per decenni si è continuato dall’altra parte a imbullonare e sbullonare i gradoni. Gradoni che, altra contraddizione, sono oggetto da anni di cura e manutenzione: una spesa di 14 milioni da parte di Unicredit e Fondazione Cariverona grazie all’Art Bonus che sta consentendo di rimettere a posto gradinate e impianti tecnologici. L’anno scorso erano stati celebrati con sopralluogo e incontro a Palazzo Barbieri i primi due anni di cantiere partito nel 2019. “Un intervento che rimarrà nei secoli” avevano commentato soddisfatti Comune, Fondazione Cariverona, Unicredit, e compagnia: “Quello in corso all’anfiteatro Arena è un’opera di restauro senza precedenti, destinata a segnare la storia del monumento stesso e a farne non solo un luogo di spettacolo e musica, ma un vero e proprio museo”..

Tinè: “Danni destinati a ripetersi. La ferita è irreversibile. Ma è la terza in un anno. I ritmi di utilizzo sono frenetici”

Dichiarazioni che avrebbero fatto intendere la volontà di imboccare un certo tipo di percorso per tutelare il monumento, tutti i giorni dell’anno, invece come spesso accade la destra non sa cosa fa la sinistra (e viceversa), da una parte si difende l’antichità a spada tratta, dall’altra si sfrutta il monumento fino all’impossibile perché renda sempre di più. Con buona pace dei milioni già spesi per il restauro: “Non solo restituiamo l’anfiteatro alla sua originaria bellezza”, diceva l’allora sindaco Sboarina, “ma lo proiettiamo in una nuova dimensione, quella museale, che contribuirà a renderlo ancora più unico e straordinario”. Poi è arrivata, l’altra mattina, la Stella cadente: la pesantissima base in acciaio è scivolata fino alla cavea, ha piallato quei gradoni che Unicredit voleva ristrutturare. La ferita ormai non è sanabile. La riparazione, come dicono gli esperti, potrà essere solo posticcia e anche questa rimarrà nei secoli.
“Avrei voluto un commiato diverso” sospira il soprintendente Vincenzo Tinè che a fine mese si trasferirà a Padova per decisione del ministero. “Il danno provocato dal crollo del basamento della Stella è grave, molto esteso e irreversibile. Ma era nell’aria”.
Tinè è più dispiaciuto che sorpreso. “Un danno all’Arena è sempre possibile per l’alta frequenza del rischio. Questa è la terza volta nell’arco di un anno”.
Le prime due sono state durante l’estate 2022: portando all’interno dell’anfiteatro alcune scenografie sono state abbattute parti della balaustra del palco d’onore; successivamente smontando i seggiolini della platea sono state frantumate alcune coperture del podio, anche questi “danni seri e irreversibili”, dice Tinè.
Tutto questo mentre si spendono milioni per la manutenzione e il restauro, in particolare proprio dei gradoni. “Poi guardi i gradoni appena rifatti e le seggioline della gradinata sono state ricollocate con segni di pennarelli e scritte varie tracciate dalle maestranze che hanno dovuto posizionare le sedute. E queste seggioline, essendo in ferro, rilasciano colore e ruggine sulle pietre appena sistemate. Insomma, l’intero sistema di tutela dell’Arena andrebbe ripensato”, conclude Tinè, “ma non lo si ripenserà”. Avanti così fino alla prossima? “La frequenza del rischio è talmente alta, per gli interventi e le lavorazioni che si continuano a eseguire all’interno, che qualche danno si ripeterà”.
Cura, tutela, manutenzione, rispetto da una parte; utilizzo intensivo dall’altra in tutte le stagioni: un modo di agire schizofrenico, confuso, contradditorio, privo di una visione comune e di coerenza, che è nello stesso tempo paradigma e metafora di questa città.
Insomma, direbbe Flaiano, la situazione è grave ma non è seria.

Tosi: Sgarbi troppo severo

“Sgarbi è troppo drastico ci possono essere soluzioni per garantire che la Stella resti ancora al suo posto”. , Flavio Tosi, deputato di Forza Italia e già sindaco di Verona, non è d’accordo con quanto affermato dal Sottosegretario alla Cultura Sgarbi a seguito della caduta di un pezzo della Stella dentro l’Arena con danni irreparabili al monumento. Secondo Sgarbi proprio l’installazione della Stella dentro l’anfiteatro in futuro non dovrà più essere autorizzata.“Sgarbi è Sottosegretario del nostro Governo, uomo di profonda cultura e autorevole critico d’arte, tuttavia in questo caso ha preso una posizione che giudico affrettata e troppo drastica”commenta Tosi. Per il parlamentare forzista, “l’incidente invece suggerisce di sottoscrivere un protocollo operativo che implementi i livelli di sicurezza di montaggio e smontaggio della struttura”.  “Non autorizzare più la sua installazione sarebbe come vietare il traffico veicolare al primo incidente d’auto”. “In tutto il mondo si sono trovati sistemi di ultima generazione per installare in totale sicurezza strutture anche molto più complesse e pesanti’’.