La musica cura: lo dice anche la ricerca. Gli studiosi hanno spiegato che la pratica musicale condivisa è strumento di benessere

La musica cura: ora lo dice anche la ricerca. È la consapevolezza appresa dagli oltre mille partecipanti, in presenza e in streaming, al convegno internazionale Risonanze. Comunità sonore per vivere meglio, prima edizione, svoltosi il 3 e il 4 ottobre al Teatro Filarmonico. Due giornate intense, organizzate dal Conservatorio ”Evaristo Felice Dall’Abaco” in partenariato con l’Ateneo scaligero, l’Università e il Conservatorio di Foggia, l’Università di Bolzano, l’Università degli Studi del Molise e l’Università Europea di Roma, che hanno riunito esperti e professori universitari da tutto il mondo. Un’agenda scandita da incontri, approfondimenti, momenti di interazione sonora e improvvisazioni vocali guidati da facilitatori musicali di comunità, come Mauro Faccioli, Stefano Baroni e Albert Hera. Gli stati generali sulla Musicoterapia hanno visto sullo stesso palco i massimi esponenti della materia da tutto il mondo, dagli italiani Paolo Alberto Caneva, Antonella Coppi, Luca Aversano e Francesco Sulla ai britannici Tia De Nora e Gary Ansdell fino ai norvegesi Even Ruud e Brynjulf Stige. Tra le evidenze scientifiche rilevate durante il convegno, particolare attenzione è stata posta sul rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, un’analisi di oltre 900 studi scientifici che evidenzia come le arti e in particolare la musica possano agire lungo tutto il percorso di vita. Dalla prevenzione, con effetti positivi su stress e coesione sociale alla gestione di malattie croniche e alla riabilitazione migliorando qualità della vita, funzioni cognitive ed emotive. Il mondo accademico si basa, invece, su un modello teorico coniato da Bonde, Stensæth e Ruud nel 2023, che spiega come la pratica musicale condivisa rafforzi identità, appartenenza e partecipazione comunitaria, diventando una vera risorsa di salute pubblica. Un altro interessante caso di studio proviene dalla Norvegia. Un esempio concreto di innovazione è il Polyfon Knowledge Cluster for Music Therapy, rete nazionale che dal 2022 coordina università, ospedali e amministrazioni locali per rendere la musicoterapia accessibile in modo uniforme su tutto il territorio, superando quella che viene definita una vera e propria ”lotteria geografica” nell’accesso ai servizi. L’obiettivo è chiaro: rendere la musicoterapia disponibile a ogni persona che la desideri e ne abbia bisogno. Polyfon lavora su quattro assi strategici disseminazione delle conoscenze, sviluppo di servizi, ricerca e formazione contribuendo a trasformare la musicoterapia in un intervento riconosciuto come parte integrante della salute pubblica. II quadro generale è stato tracciato dal professor Paolo Alberto Caneva, tra i massimi esperti italiani e responsabile scientifico del convegno Risonanze: Comunità Sonore per vivere meglio. Ora la musicoterapia, tesa a sensibilizzare il governo sul riconoscimento della pratica nel sistema sanitario, guarda al convegno mondiale di musicoterapia in programma dall’8 al 12 luglio 2026 a Bologna.