La politica che scotta. Il caldo e le grandi manovre d’estate In primo piano ci sono le elezioni regionali, che dovrebbero tenersi in autunno, ma non è escluso un rinvio alla prossima primavera. Tutto si ricollega comunque alle prossime amministrative di Palazzo Barbieri che si svolgeranno nel 2027

La Destra va cerca di un volto nuovo. Borchia manda un messaggio agli alleati: “Non diamo per scontato che la partita sia vinta”

Quando comincia l’estate la politica sente il caldo. E va in ebollizione. Così tra colpi di sole, scottature e maturazioni eccessive, cominciano le grandi manovre in vista degli appuntamenti elettorali. In primo luogo quello regionale che dovrebbe essere in autunno, ma non è escluso ancora un rinvio in primavera 2026, test regionale che si collega volenti o nolenti alle prossime amministrative di Verona nel 2027. ma partiamo dalle regionali, dove come è noto il centrodestra continua a discutere su un terzo mandato per Zaia che non ci sarà, anche perché alle aperture di Fratelli d’italia hanno risposto duramente quelli di Forza Italia che chiedono un eventuale scambio con lo ius scholae. provocazione contro provocazione. Quindi magari resterà ancora alla lega la presidenza ma non più con Zaia mentre Fratelli d’Italia potrebbe puntare alla Lombardia. Oppure terrà duro per avere la presidenza del Veneto. Insomma, niente di nuovo. In ogni caso il segretario provinciale della Lega Paolo Borchia capodelegazione a Bruxelles come europarlamentare mette subito le cose in chiaro: “Niente pacchetti prestabiliti, il Veneto e Verona hanno bisogno dei candidati migliori ma sono competizioni con logiche diverse. A Roma se ne può discutere, ma le elezioni si vincono sui territori”. Che cosa vuol dire? Qual è il messaggio agli alleati? “Per quanto riguarda le prossime elezioni comunali di Verona – prosegue Borchia – non diamo per scontato che la partita sia già vinta per il centrodestra. La nostra città ha diversi problemi, ora serve iniziare a ragionare sulle soluzioni; il centrodestra ha il compito di rimotivare i propri elettori e per farlo servono le idee e le persone: il candidato sindaco dovrà essere un volto nuovo, un profilo condiviso su cui convergano in maniera chiara e decisa tutte le forze del centrodestra veronese. In mancanza di queste condizioni, le sinistre avranno nuovamente campo aperto. E Verona non se lo può permettere”. Messaggio chiaro: volto nuovo. Significa bocciare l’ipotesi di un ritorno di Flavio Tosi, ex sindaco per due mandati europarlamentari e ora coordinatore veneto di Forza Italia. Altrimenti, dice Borchia, il centrodestra si ripresenterà diviso come l’ultima volta e vincerà ancora il centrosinistra.

Boscaini rilancia Tosi per la Regione. “E’ il nome giusto e sarebbe un valore aggiunto”. Da Re passa a Liga Veneta Repubblica

Una risposta indiretta quindi all’alleato Forza Italia: voi chiudete la porta sul terzo mandato e noi non accettiamo l’ipotesi di un ritorno di Tosi a Palazzo Barbieri. E arriva pronta la risposta della parlamentare di Forza Italia Paola Boscaini che rilancia su Tosi per la Regione: “Giusto non dare un terzo mandato ai governatori, che poi per Zaia sarebbe stato il quarto. Dopo tanti anni è fisiologico un ricambio, l’auspicio adesso è che nel centrodestra non si decida per mere logiche partitiche, ma che si guardi alla persona e alla qualità del candidato governatore. Per questo noi pensiamo che Flavio Tosi sia il nome giusto: sarebbe un valore aggiunto in primis per il Veneto, che nei prossimi cinque anni dovrà affrontare sfide complesse su temi cruciali come sanità, trasporti, infrastrutture ed energia; ma anche per Forza Italia sul piano nazionale, dato lo spessore politico e amministrativo di Tosi”. E restando in tema, come anticipato dalla cronaca di Verona la settimana scorsa, l’ex leghista Luca Coletto è entrato in Forza Italia ricostruendo l’asse con Flavio Tosi e dalla Lega dovrebbe arrivare anche il consigliere regionale Enrico Corsi, ex assessore ai tempi di Tosi sindaco. Dalla Lega sono tante le partenze. Per esempio torna sugli scudi la vecchia Liga Veneta Repubblica che fa campagna acquisti. A dare l’annuncio è lo stesso direttivo storico del movimento oggi composto (fra gli altri) dal segretario Gianluigi Sette, Fabrizio Comencini, Mariangelo Foggiato, Franco Roccon ed Ettore Beggiato. L’ultimo arrivo è quello di Toni Da Re, già segretario nazionale della Liga Veneta-Lega nord. Così Toni Da Re: “Ho scelto di accettare l’invito di entrare a far parte di questo movimento perché qui ritrovo i miei valori personali e politici, quelli che mi hanno accompagnato per una intera vita e a cui io resto fedele. La Liga Veneta Repubblica è la sola realtà nel panorama politico veneto che ancora lotta realmente per portare avanti gli interessi del nostro territorio e di tutti noi Veneti che qui viviamo, lavoriamo e cresciamo i nostri figli. In questa nuova avventura sento di potere mettere a frutto la mia esperienza e la mia passione, coltivando l’amore profondo che nutro per questa terra”. Gianantonio Da Re (classe 1953) in passato ha ricoperto la carica di consigliere regionale veneto, di sindaco di Vittorio Veneto e, fino allo scorso anno, quella di europarlamentare nelle file della Lega. La Liga presenterà una propria lista alle prossime elezioni regionali in Veneto. Alle precedenti elezioni ha corso nella coalizione di centro-destra con Luca Zaia, ottenendo l’elezione di un proprio rappresentante a Palazzo Ferro Fini.

Il Pd (forse) converge su Manildo. Intanto il Movimento Civico Traguardi supera a sinistra e si dichiara entusiasta 

Se il centrodestra è in continua battaglia, nel centrosinistra la situazione non è molto più rosea in vista delle regionali. Chi sarà il candidato alla presidenza? Alla fine il Pd del Veneto dovrebbe convergere sull’ex sindaco di Treviso e avvocato Giovanni Manildo. Il pd veronese con il segretario provinciale Franco Bonfante non era però convintissimo della scelta: “Come lui ce ne sono anche tanti altri”, avrebbe detto il segretario. Fuori dai denti: se candidi un Achille Variati, vicentino, o Giordani sindaco di Padova, entrambi eletti e rieletti più volte, con forte radicamento ed esperienza, nessuno discute, ma Giovanni manildo ha fatto il sindaco per un mandato a Treviso e poi basta. Un po’ come Paolo Zanotto verrebbe da dire. E allora per questo Bonfante , sentita l’assemblea del partito, aveva presentato anche tre nomi di partito come Federico Benini, Alessia Rotta e Gianni dal moro e tre personaggi della società civile come si diceva una volta, tra cui il fisico Carlo Rovelli, veronese, l’assessora Maria Luisa Ceni e la vicesindaca di Bosco Alessandra Albarelli. Nel frattempo che il Pd discuteva anche su nomi come Antonella Viola e l’ex calciatore Aldo Serena, Traguardi superava a sinistra il Pd ed usciva con una nota entusiasta pro Manildo. “Non abbiamo fatto giravolte-sostiene il segretario provinciale Franco Bonfante- ma siccome avevamo qualche perplessità sul nome proposto abbiamo avanzato altre possibili soluzioni, spiegando i nostri motivi. Vista la prevalenza nella direzione regionale del partito del nome di Manildo, abbiamo preso atto. Ma come lui secondo me ce ne sono tanti altri: l’ho detto e l’ho ripetuto. E’ una candidatura dignitosa ma non fortissima e quindi ci poteva stare anche un nome veronese”. Su Manildo invece si concentra Traguardi: “Esprimiamo il nostro apprezzamento per la candidatura di Giovanni Manildo alla presidenza della regione Veneto. Crediamo sia un segnale importante che il fronte progressista sia il primo ad aver identificato il suo candidato, sintomo dell’unità e della visione comuni di un’alleanza politica ampia e trasversale decisa a lavorare assieme per il Veneto del futuro. È chiaro che in questo percorso un ruolo centrale sarà giocato dalle forze civiche, Traguardi si è già messo a disposizione del candidato e della coalizione. Ora, insieme a Giovanni Manildo è il momento di costruire una proposta politica concreta e lungimirante, partendo da temi fondamentali come casa, trasporti e sanità, forti dell’esperienza diffusa di tante amministratrici e amministratori locali che si stanno mettendo in gioco per immaginare un futuro migliore per il Veneto”, conclude la nota dle movimento presieduto da beatrice Verzè e che sostiene Damiano Tommasi.

Intanto il Pat divide la giunta Tommasi. L’assemblea provinciale del Pd non lo ha votato per non irrigidire le posizioni 

Segnali delle diverse sensibilità che ci sono nella sinistra che sostiene il sindaco a Palazzo Barbieri, alle quali vanno affiancate quelle di Sinistra Italiana che più volte si è smarcata su temi urbanistici e non solo. E a proposito di urbanistica c’è stato un altro passaggio singolare nel Pd veronese dove nell’assemblea del partito provinciale è stato presentato il documento sul nuovo Piano di assetto del territorio, documento curato dai consiglieri Bresaola e Casella, e che su alcuni punti critica il lavoro della vicesindaca Barbara Bissoli. In particolare sulla grande viabilità, la mobilità e le infrastrutture, fra Traforo delle Torricelle e strade mediane o di gronda. Ma non è stato votato. Perché? “Il documento è un contributo validissimo, un bel lavoro dei consiglieri Bresaola e Casella, spiega il segretario Pd Bonfante, con il quale andremo a confrontarci con gli alleati, con la vicesindaca e con il sindaco, portando le nostre osservazioni. Se lo avessimo messo in votazione- sostiene Bonfante- avremmo solamente irrigidito le posizioni rendendo più difficile il confronto successivo e creando un precedente per cui dopo a ogni modifica saremmo dovuti tornare al voto in assemblea. Questo documento è il punto di partenza per il confronto e andremo a discuterne”. Ma nei prossimi giorni ci sarà occasione per vedere altre differenze nella Giunta Tommasi. Sinistra Italiana ha già manifestato a Roma contro il piano europeo per il riarmo #StopRearmEu”, contro la guerra, riarmo, pulizia etnica e militarismo. Tema che vede il Pd collocato diversamente e il Pd veronese sta preparando una manifestazione per Gaza e denunciare la distruzione di questa terra. Ma sul piano del riarmo? Differenze che non passano inosservate nemmeno al centrodestra che con il deputato marco Padovani interviene così: “Il nuovo Piano di Assetto del Territorio, che dovrebbe definire le trasformazioni urbanistiche di Verona per il prossimo decennio, nasce in un clima di opacità e chiusura. L’assenza di confronto reale, tanto con i cittadini quanto all’interno della stessa maggioranza, è un fatto politico grave. E se anche esponenti storicamente lontani dalle mie posizioni, come Giorgio Massignan, esprimono pubblicamente perplessità così forti, allora è evidente che qualcosa si è rotto anche dentro il centrosinistra.” E Padovani aggiunge: “Siamo di fronte a un atto fondamentale per il futuro della città, ma il dibattito è stato di fatto impedito.” “È evidente – prosegue Padovani – che la vicesindaca Bissoli guida la pianificazione urbanistica con piglio solitario, e che il resto della maggioranza si adegua in nome dell’equilibrio politico. Ma così facendo si esclude l’intera città da un processo che dovrebbe essere invece condiviso e trasparente. Una dinamica surreale, che dimostra quanto il confronto sia ormai soffocato.” E che il Pd in assemblea decida di non votare il documento sul Pat perché contiene alcune critiche che farebbero innervosire Tommasi e Bissoli la dice lunga. MB