La risposta alla ferocia della guerra Elena Pigozzi racconta un fatto storico che ha per protagonista Alda, sarta e factotum

Elena Pigozzi, giornalista e scrittrice veronese è in libreria con LE SARTE DELLA VILLAREY (Mondadori), un’opera narrativa di intensissima qualità, che ci porta ad Ancona nell’anno 1943, mentre l’Europa brucia tra le fiamme della Seconda Guerra Mondiale. È una guerra che spezza l’unione delle famiglie e svuota le case, come accade per Laura, ragazza diciottenne rimasta con il fratello Milo, mentre la madre è venuta a mancare da poco e il padre è a combattere in Grecia ma non dà più notizie di sé da molto tempo. Sarà Alda, sarta e factotum alla caserma Villarey, ad aiutare la giovane Laura, insegnandole un mestiere, mentre l’Italia si spacca in due tra la caduta del Duce e l’armistizio di Badoglio. Quando il 15 settembre Ancona viene occupata dai tedeschi, alla caserma Villarey vengono rinchiusi circa tremila soldati italiani in attesa di essere deportati in Germania nei campi di lavoro nazisti, con Alda che farà di tutto per aiutarli a scappare. Cos’altro possiamo aggiungere per presentare nel modo giusto il suo nuovo romanzo? «Il romanzo è il racconto di un fatto storico realmente successo ad Ancona dopo l’8 settembre, ma che ha in sé la capacità di raccontare anche la situazione italiana al di sopra della linea Gustav di quel periodo concitato, turbolento e poco affrontato dell’effetto dell’armistizio di Badoglio in quello che è il fronte interno, facendo luce su chi la guerra l’ha vissuta presidiando case e città. Ho sentito l’urgenza di raccontare questa pagina straordinaria di resistenza senza armi, mossa dal fronte interno, stando attenta a restituire alla vicenda la realtà storica raccontandola con gli occhi di alcuni personaggi di finzione, come Laura e Milo». Quanta forza c’è in Alda? «Alda è la risposta alla ferocia della guerra, ma anche alle atrocità di tutte le guerre. È la conferma che il “bene” si “fa”, non si definisce. E Alda, semi analfabeta, rimasta vedova con quattro figlie alla fine della Prima guerra mondiale, è capace di una generosità totale: darsi con coraggio all’altro, rischiando la vita. Per me, Alda ha significato la dimostrazione che nell’uomo, a prescindere dalla cultura e il contesto sociale in cui nasce, esiste un nocciolo straordinario di umanità con cui reagisce al male, al cinismo e al nichilismo del mondo». Giunti, Marsilio, Piemme e adesso Mondadori: possiamo dire che Pigozzi è una scrittrice di grande spessore e orgoglio veronese? «Io desidero solo che le mie storie siano lette, perché, come nel caso de “Le sarte della Villarey”, vorrei che la vicenda fosse conosciuta dalle Alpi alla Sicilia, affinché le mie donne, dimenticate dalla grande Storia, fossero ricordate grazie a un romanzo e consegnate a chi verrà dopo di noi per commemorarne le loro gesta.»

A cura di Gianfranco Iovino