La salute mentale nei Paesi più poveri Una ricerca dell’ateneo scaligero

Un servizio di salute mentale ha la stessa efficacia se erogato in contesti di estrema povertà o guerra? E in che modo questo può influire sulla politica sanitaria delle agenzie che operano in ambiti umanitari svantaggiati? Questi gli interrogativi che hanno guidato lo studio “Efficacy of psychosocial interventions on mental health outcomes: umbrella review of evidence generated in low- and middle-income countries”, pubblicato sulla rivista scientifica Lancet Psychiatry. La risposta è positiva. La ricerca, coordinata da Corrado Barbui, docente di Psichiatria dell’ateneo scaligero, è stata condotta da un team di docenti del dipartimento di Neuroscienze, biomedicina e movimento dell’università di Verona, diretto da Andrea Sbarbati. La ricerca è stata coordinata dal Centro collaboratore dell’Orga­niz­zazione mondiale della Sanità dell’università di Verona, in collaborazione con istituzioni provenienti da 7 diversi Paesi (Nigeria, Turchia, Regno Unito, Etiopia, Olanda, Sudafrica, Stati Uniti).