L’acqua sale in quota, la Lessinia aspetta L’intervento prevede un investimento di 2,8 milioni di euro coperto dal fondo Comuni confinanti

“E’ un intervento molto particolare, di non facile realizzazione dal punto di vista tecnico perché lavorare in montagna presenta delle complessità, ma siamo molto soddisfatti perché consegneremo al territorio della Lessinia un’opera attesa da anni che andrà a risolvere criticità importanti in termini di qualità e di affidabilità del servizio”. Inquadra così il presidente di Acque Veronesi Roberto Mantovanelli la realizzazione del progetto Peri – Michelazzi – Corno, per il potenziamento dell’acquedotto che interesserà una consistente parte della montagna veronese. “L’importanza dell’intervento” precisa Mantovanelli “deriva dal fatto che la Lessinia dispone di una quantità di risorsa idrica naturale molto limitata e l’acqua viene oggi integrata attraverso i campi pozzi della val d’Adige e di Verona. Nei periodi estivi, quando è più forte il problema della siccità, l’alimentazione dei serbatoi in quota ha spesso bisogno dell’attivazione di servizi di emergenza tramite autobotti e questo è causa di disagi sia per i residenti che per le attività produttive. Con questo nuovo acquedotto saremo in grado di ridurre sensibilmente queste criticità”.La nuova linea di acquedotto collegherà il campo pozzi di Peri che si trova a quota 120 metri sul livello del mare, al serbatoio in località Michelazzi, nel comune di Sant’Anna d’Alfaedo, che si circa trova a quota mille. Il superamento del dislivello in salita, superiore agli 800 metri, sarà possibile anche per l’utilizzo dell’impianto di rilancio intermedio che si trova in località Col Dosson, a 538 metri d’altezza. L’intervento, che prevede un investimento di 2,8 milioni di euro – coperto per un milione dal “Fondo Comuni Confinanti” e per la differenza da Acque Veronesi, avrà un’estensione complessiva di quasi quattro chilometri e sarà costituito da tre tratte specifiche. La prima, da 400 metri, collegherà il campo pozzi di Peri alla provinciale 57 (la Peri-Fosse) attraverso un tracciato orizzontale caratterizzato dalla necessità di attraversare la linea ferroviaria del Brennero e la SS12. Il secondo, da un chilometro e mezzo, collegherà il precedente tratto all’impianto intermedio di Col Dosson. Il tratto finale, di due chilometri, sarà quello che dall’impianto di rilancio collegherà al serbatoio di Michelazzi. In progetto anche la parziale realizzazione di una nuova linea di acquedotto verso il serbatoio già esistente del Corno d’Aquilio oltre ad altri ammodernamenti degli impianti di sollevamento di Peri e Col Dosson. “In termini di modalità operative un intervento molto complesso” spiega ancora Mantovanelli, coadiuvato dal direttore operativo Umberto Anti, “perché siamo in presenza di zone rocciose con pendenze elevatissime (30-40% di media) e con tratti pressochè verticali. Tutto questo rende estremamente difficoltoso il lavoro di uomini e mezzi, e rende più che mai necessaria l’attenzione alla sicurezza dei lavoratori”. “Considerate” aggiunge Anti “che il piano di sicurezza prevede che sia gli escavatori per la posa della condotta in acciaio sia le gru che trasporteranno le stesse nel punto di posa, dovranno essere ancorate con funi d’acciaio”. “Ringraziamo Acque Veronesi per il percorso intrapreso in questi anni nell’andare a risolvere pian piano importanti criticità per il futuro della nostra gente e della nostra montagna” spiega ancora il sindaco di Sant’Anna d’Alfaedo Raffaello Campo­strini. Grande soddisfazione per la realizzazione dell’opera è stata espressa anche da Massimiliano Adamoli, sindaco di Dolcè e rappresentante dei sindaci dei Comuni Confinanti, che ha ricordato l’importanza di interventi a contrasto dello spopolamento delle zone montane.Per il futuro Acque Veronesi in sinergia con il Consiglio di Bacino e i comuni del territorio sta valutando l’inserimento di un nuovo collegamento tra l’acquedotto della val d’Illasi e il serbatoio di Velo Veronese (Fontani). L’intervento, da attivare solo in caso di carenza idrica, riguarderebbe l’area fortemente critica all’estremità orientale del “sistema Lessinia”.