Per vivere con l’ arte la festa del Natale con i suoi significati più profondi a livello teologico e simbolico, ho pensato di farmi aiutare da un’opera non presente a Verona ma riconosciuta a livello mondiale come opera con un linguaggio straordinario attraverso le immagini: Il Polittico dell’Agnello Mistico di Jan Van Eyck (1390 ca.-1441) artista fiammingo più conosciuto e apprezzato del XV secolo, opera di una importanza rivoluzionaria. Il Polittico dell’Agnello Mistico è un capolavoro assoluto di Van Eyck detto anche Altare di Gand. Dipinto tra il 1426 e il 1432 per la Cattedrale di SaintBavon a Gand, dove ancora oggi si può ammirare. Nel livello inferiore vi sono quattro nicchie che accolgono le figure, a grandezza naturale, dei committenti inginocchiati e i santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista. Nel livello superiore, invece, abbiamo un ambiente con il soffitto a travi lignee piuttosto basso, con il fondo su una piazza cittadina, che ospita una Annunciazione e al di sopra del soffitto, abbiamo due profeti (Zaccaria a sinistra e Michea a destra) e due sibille (a sinistra la Sibilla Eritrea, a destra la Sibilla Cumana), che profetizzano con cartigli la venuta di Cristo. Nell’annunciazione l’arcangelo Gabriele porge alla Vergine un grande giglio, simbolo della sua purezza, e pronuncia la frase «Ave gratia plena D[omi]n[u]s tecum[m] ». Maria, inginocchiata con le mani al petto, risponde «Ecce ancilla Domini». La colomba dello Spirito Santo è sospesa sopra il suo capo. Oltre le finestre, è possibile ammirare una veduta di Gand. All’interno della stanza, che sarebbe la dimora di Maria, una nicchietta gotica contiene un bacile e una brocca di bronzo e un asciugamano di lino, bordato d’azzurro. Il polittico aperto è composto da dodici tavole, e presenta una composizione diversa da quella esterna. Qui è il livello superiore a contenere le figure intere, molto più grandi e molto meno numerose di quelle che affollano l’ordine inferiore. I tre pannelli centrali in alto, unificati dalla prospettiva dell’unico pavimento, mostrano una figura maschile barbuta, assisa su un grande trono e identificabile sia come Dio padre sia (più verosimilmente) come Cristo Re, affiancato dalla Vergine e da san Giovanni Battista. Il Cristo-Dio indossa una veste rossa, un mantello, del medesimo rosso, ornato di perle e una tiara a tre corone; con la mano destra benedice e con la sinistra tiene uno scettro. Un’altra corona è posata ai suoi piedi. Giovanni Battista indossa una tunica di pelo di cammello (secondo la sua iconografia) ma è coperto da un mantello bordato d’oro e ornato di perle e gemme. La Vergine, vestita di blu, porta una corona con pietre preziose e perle, ornata di gigli e rose, i fiori a lei dedicati. Tutto, dai colori, alla posizione dei singoli, agli oggetti, ai fiori diventa simbolo. Gli angeli di sinistra cantano leggendo le parole da un elaborato leggio; quelli di destra suonano un organo e alcuni strumenti a corda. Adamo si copre il pube con una foglia di fico; Eva, con la mano destra, tiene il frutto del peccato originale. I corpi dei due progenitori sono riprodotti con spiccato realismo, evidente nei lunghi capelli di entrambi (lisci quelli di Eva, ricci quelli di Adamo), i peli del petto e delle braccia di Adamo, le vene in leggero rilievo. La pittura delle Fiandre può considerarsi erede legittima del Gotico internazionale, in quanto i fiamminghi condivisero con gli artisti tardogotici un certo modo di concepire lo spazio, e soprattutto la tendenza a rendere con straordinario realismo edifici, piante, animali, stoffe, gioielli e ogni particolare di cui si potesse riprodurre il più minuto oggetto. A differenza degli artisti italiani, infatti, i pittori fiamminghi raggiunsero l’illusione del reale non attraverso un’operazione di sintesi ma per mezzo di un metodo analitico. Il rapporto dei fiamminghi con il mondo fisico fu vincolato alla concezione di un universo intelligibile nella sua struttura.



