L’annata dei meloni parte col fiatone E le angurie hanno risentito del clima instabile: il freddo ha rallentato le vendite

Parte con il fiatone l’annata dei meloni e delle angurie veronesi. I primi, in particolare, presentano una produzione piuttosto scarsa a causa delle basse temperature di fine maggio, mentre per le angurie il freddo, che non aiuta i consumi, ha causato un forte rallentamento delle vendite.
“Al contrario del 2020, questa è un’annata molto difficile per la frutta veronese – spiega Francesca Aldegheri, presidente del settore frutticolo di Confagricoltura Verona -. Ciliegie, pesche e albicocche sono state decimate dalle gelate di aprile, e anche per i meloni il clima non ha aiutato. Il freddo di fine maggio ha causato infatti un problema di allegagione, con pochi fiori rimasti sulle piante. Quindi la produzione è medio-scarsa e abbastanza dilazionata, con la raccolta che procede a scaglioni mentre gli anni scorsi il lavoro era continuativo. Migliore l’andamento dei prezzi, attualmente sui 70 centesimi al chilo, ma si teme un calo legato ai picchi di produzione futuri sul mercato. Di solito il melone fa segnare il record delle vendite tra metà giugno e luglio, ma quest’anno le temperature non ci stanno aiutando. Speriamo che arrivi il caldo e che i consumatori premino il prodotto locale. I nostri meloni a km 0 hanno un alto grado zuccherino: il melone retato Macigno, varietà precoce dal color arancio intenso, ha una polpa consistente e succosa, così come il Talento, sempre precoce e retato. Sono rinfrescanti e reidratanti, oltre a essere ricchi di vitamine A e C e di sali minerali e quindi ottimi per gli sportivi”. Per quanto riguarda le angurie la produzione è buona, ma c’è poco mercato: “I quantitativi ci sono, nonostante le gelate di aprile abbiano colpito qualche coltivazione, ma i consumi sono bassi a causa del clima instabile di questi giorni – sottolinea Aldegheri -. In Spagna, addirittura, li stanno buttando via. Bisogna che il tempo si sistemi perché il mercato riprenda a galoppare. Naturalmente sarà importante anche che riparta il turismo, con l’attività di ristoranti e hotel, per far volare i consumi e raddrizzare la stagione”.
La superficie coltivata a melone nel 2020 è scesa in Veneto a circa 1.120 ettari (-1%), ma con una crescita degli investimenti in coltura protetta (650 ettari, +4%). Nel Veronese, dove si concentra la produzione con circa il 70%, le superfici coltivate restano invariate a quota 770 ettari. Segue Rovigo con 270 ettari.