L’anonimo e la statua di San Zeno.

Tra gli artisti trecenteschi veronesi un posto rilevante, anche se quasi completamente anonimo e’ quello del Maestro di Santa Anastasia, un artista anonimo appunto, veronese, attivo nella prima metà del XIV secolo. Dagli storici è stato convenzionalmente identificato con Rigino di Enrico (nato circa 1280 morto dopo il 1343). Anche se non ci sono documenti certi che lo confermino, questa è l’attribuzione più accreditata. L’artista così conosciuto aveva una bottega, o almeno un ambiente artistico (scultori e lapicidi), operativo a Verona, con committenti locali, anche nell’ambito ecclesiastico, probabilmente collegato ai Domenicani (Santa Anastasia) e ad altre chiese. Vi sono alcune caratteristiche peculiari del suo stile: le sue Sculture sono in pietra (tufo, pietra tenera, pietra gallina) che in origine erano policrome, anche se oggi spesso ne restano solo tracce. Nelle sue opere crea un forte realismo drammatico ed espressivo: visi marcati, gesti intensi, dolore (ad esempio nella «Crocifissione», nello «Svenimento della Vergine», nei Compianti). Risente di influssi nord europei, nel senso della resa delle emozioni, una certa crudezza nei particolari, nelle pieghe, nei panneggi che accentuano la drammaticità. E’ evidente la componente gotica, ma già influenzata dalla sensibilità italiana del Trecento; il gotico veronese medesimo assume caratteristiche particolari: corpi solidi, volumi ben presenti, ma anche tensione emotiva. Alcune delle opere attribuite al Maestro di Santa Anastasia / Rigino di Enrico, o in suo ambito sono: Statua di San Zeno – Chiesa di San Zeno in Oratorio, Verona. Attribuita a Rigino di Enrico, databile ca. 1300-1324. Si trova dietro l’altare centrale nell’Oratorio, ed è un’importante testimonianza della scultura veronese del Trecento. Capitello (elemento d’insieme) nella Chiesa di San Pietro in Archivolto, Verona datato circa 1352 attribuito alla «maniera» di Rigino di Enrico. È parte di un insieme che comprende anche rilievi decorativi e figure (attribuite allo stesso ambito) nella stessa chiesa. Monumento funebre di Guglielmo di Castelbarco – Chiesa di San Pietro Martire (ex S. Giorgio dei Domenicani), Piazza Sant’Anastasia, Verona. Attribuito a Rigino di Enrico (sec. XIV, periodo prima del 1343 post 1320) in marmo rosso di Verona. Il complesso comprende rilievi, sculture, motivi decorativi realizzati dallo scultore nell’ambito del monumento. Rigino lavoro’ a Verona nel periodo in cui la signoria degli Scaligeri (Cangrande della Scala e successori) dominava la città, e in un momento di grande fervore culturale e artistico nel Nord Italia. L’arte veronese del Trecento si confrontava con influenze diverse: il gotico europeo, elementi locali romanici ancora presenti, e stimoli provenienti da Giotto (nelle pitture) e da altri centri. Le commissioni erano soprattutto sacre, legate a chiese, conventi, e cappelle; gruppi decorativi che avevano funzione anche devozionale popolare. Tabernacoli votivi, rilievi, gruppi per l’altare erano frequenti. Come già accennato non è certo che Rigino di Enrico sia veramente il Maestro di Santa Anastasia; l’attribuzione è fondata su considerazioni stilistiche e documentarie deboli, non su firme o documenti che lo confermino esplicitamente. Alcune opere possono provenire da botteghe vicine o seguaci, quindi la «mano» diretta del Maestro è talvolta incerta. Molte opere hanno perso la policromia originaria; parti mancanti o danneggiate complicano l’interpretazione.