Lavoratori e pensionati come bancomat. ”Più di 200 mila veronesi hanno perso reddito nell’ultimo triennio”. Il fiscal drag

«Lo sciopero generale di domani 12 dicembre indetto dalla Cgil contro la manovra economica del governo, totalmente inadeguata e insufficiente, porta con sé la richiesta di cambiare una politica economica fallimentare che non solo non ha saputo difendere il potere di acquisto di lavoratori e pensionati dal dopo il Covid, ma ha finito per aumentare il carico fiscale sui redditi fissi deprimendo ulteriormente salari e pensioni. Parliamo del fiscal drag, una vera e propria tassa occulta che si aggiunge a quella rappresentata dalla spesa sanitaria privata che i cittadini devono sostenere per compensare le inefficienze del sistema sanitario pubblico, sottodimensionato nel personale e sottofinanziato a tutto vantaggio della sanità privata a pagamento. Secondo l’ultimo rapporto Gimbe la spesa out-of-pocket (di tasca propria) delle famiglie italiane nel 2024-2025 ha superato la cifra record di 41-47 miliardi di euro, rappresentando quasi un quarto della spesa sanitaria totale». Così la segretaria generale Cgil Verona Francesca Tornieri riassume due delle principali vertenze sociali alla base dello sciopero generale di venerdì 12 dicembre. A Verona si svolgerà un presidio nel capoluogo, in piazza Cittadella, a partire dalle ore 10.00. ALCUNI NUMERI. «In presenza di una inflazione cumulata del 16,4% nel periodo 2022-2025, gli aumenti salariali ottenuti attraverso la contrattazione collettiva sono stati in gran parte divorati dall’aumentato carico fiscale» spiega Tornieri. «A poco o a nulla sono valsi i tagli al cuneo contributivo e le misure di fiscalizzazione degli oneri fiscali attuate dal governo a partire dal primo dei famigerati decreto ”Primo Maggio”: le aliquote fiscali hanno agito su imponibili nominalmente più alti, mangiandosi buona parte dei benefici e degli stessi adeguamenti e determinando una secca perdita del potere di acquisto dei salari». LA SITUAZIONE NEL VERONESE. «Per rapportare queste cifra ad alcune situazioni reali, si tenga conto che in provincia di Verona a inizio 2025 ci sono 347.392 lavoratori e lavoratrici dipendenti del settore privato non agricolo, con una retribuzione media di 25.037 euro. I lavoratori e le lavoratrici full time non stagionali sono 174.456, pari a circa il 50% del totale, con una retribuzione annua lorda media di 36.902 euro. Tenendo conto che sul territorio scaligero ci sono circa 48.316 dipendenti pubblici in condizioni analoghe, possiamo stimare che a Verona circa 200 mila lavoratori abbiano conosciuto una significativa perdita di reddito reale nell’ultimo triennio a causa di questa politica economica inefficace e dannosa. PRECARIETÀ. «L’altra metà dei lavoratori e delle lavoratrici veronesi (172.936 unità) continuerà a dibattersi tra un lavoro che è part-time, spesso involontario, o comunque non riesce a durare per tutto il tempo dell’anno, con redditi medi annui di appena 12-13 mila euro lordi. Specie i giovani e le donne pagano lo scotto di una precarietà dilagante che è un’altra delle esigenze su cui la finanziaria del governo è completamente assente».