Intelligenza, ma non artificiale. Le capacità umane rispondono alla sfida. L’intelligenza artificiale deve essere uno strumento e le persone vanno preparate Il più importante salone nazionale dell’orientamento dedicato ai problemi della formazione si occuperà della rivoluzione che sta investendo il mondo della scuola e del lavoro. Si parlerà anche del futuro degli istituti tecnici e del liceo del Made in Italy

Come orientarsi dopo lo studio per una professione che tenga conto anche dell’impatto dell’intelligenza artificiale, la nuova rivoluzione dalle conseguenze imprevedibili per il nostro futuro? Decine di migliaia di ragazzi e ragazze chiederanno risposte e consigli (partecipazione libera e gratuita) alla 34ma edizione di Job&Orienta, il più importante salone nazionale dell’orientamento, la scuola, la formazione e il lavoro, che si aprirà in Fiera da mercoledì 26 a sabato 29 novembre con il tema focus «Tra intelligenza naturale e intelligenza artificiale: competenze per il futuro». La manifestazione è stata presentata questa mattina in Fiera e il direttore generale Adolfo Rebughini ha sottolineato che nei tre padiglioni fieristici (9, 11 e 12) saranno ospitate 425 realtà espositive tra cui 200 atenei, 33 dei quali università straniere provenienti da 12 Paesi. Numerosissimi i convegni sul tema dell’Intelligenza artificiale, sui cambiamenti della scuola e del lavoro, un luogo di confronto per capire come le capacità umane sono la priorità indispensabili per rispondere alle sfide dell’intelligenza artificiale. L’IA deve essere uno strumento al servizio dell’uomo e della donna, ma per far questo le persone devono essere adeguatamente formate e preparate, altrimenti l’IA sovrasterà l’essere umano. Solo l’intelligenza umana, dicono gli organizzatori, fatta di esperienza, creatività, empatia, saprà infatti guidare e orientare la direzione del cambiamento. E serve appunto l’intelligenza naturale per governare l’intelligenza artificiale cercando nuove competenze, che saranno comunque, secondo molti studi, tutti gravitanti attorno l’IA: quanti e quali nuovi lavori creerà davvero rispetto a quanti ne sta cancellando? Si parlerà anche del futuro degli ITS, del liceo Made in Italy, di studio internazionali all’estero visto che centinaia di migliaia di giovani lasciano l’Italia per studio e per lavoro, di cybersicurezza, ma la vera sfida che lancia Job è quella sull’Intelligenza artificiale. Perché è facile dire che creerà nuovi posti di lavoro, che pare una speranza più che una certezza, mentre sono già sicuri invece i tagli all’occupazione, processo già cominciato in tutto il mondo. Il Report Future Jobs predisposto dal World Economic Forum prevede che entro il 2030 ci saranno 92 milioni di posti di lavoro creati dall’intelligenza artificiale, dalla gestione dell’IA agli ingegneri specialisti della materia, insegnanti, creatori di algoritmi: tutto insomma in funzione di questa nuova rivoluzione. Ma un recente report pubblicato dal Senato degli Stati Uniti (gli Usa sono molto più avanti su questa materia) sta spaventando gli americani perché prevede che l’Intelligenza artificiale cancellerà 100 milioni di posti di lavoro in 10 anni. Quali tipologie di lavoro? Dal fast food ai contabili, dall’automotive alle banche, cancellerà gli analisti dati i ruoli impiegatizi, i colletti bianchi della finanzia e tutti quei ruoli che possono essere sostituiti dalla meccanizzazione dell’Intelligenza artificiale. Al riparo sembrano esserci per ora solo i lavori artigianali, creativi, dove la componente professionale e umana è prevalente. I lavori ripetitivi invece sono destinati ad essere sostituiti, sopraffatti dall’IA.

Ma le grandi aziende tagliano personale. A cominciare dalle Big Tech americane. Quando arriveranno i nuovi posti di lavoro?

Fatto sta che tutte le grandi aziende, a cominciare dalle Big Tech americane stanno riducendo il personale e secondo un recente report di Goldman Sachs si calcola che fino a 300 milioni di posti di lavoro nel mondo potrebbero subire un impatto diretto o indiretto dall’automazione generata dall’intelligenza artificiale, ma sottolinea anche che la diffusione di questi strumenti potrebbe favorire un aumento della produttività globale fino all’1,5% annuo nelle economie avanzate. Il documento rileva inoltre che il 63% delle imprese intervistate ha già adottato almeno una soluzione AI interna e il 21% prevede di incrementare la spesa nel 2026: i settori finanziario, sanitario e tecnologico sono quelli che guidano questa spinta. E anche questa è una indicazione preziosa per chi deve decidere quale percorso professionale vuole intraprendere. Tuttavia negli ultimi mesi negli Usa i sistemi automatizzati hanno portato a una perdita di 31 mila posti di lavoro, Amazon ha comunicato decine di migliaia di tagli e così via. E quindi oggi l’unica certezza disponibile sono le perdite di posti di lavoro cancellati dall’IA, i nuovi posti di lavoro generati dall’IA e previsti da molti analisti dove sono? Quando arrivano? E soprattutto dove saranno collocati nel mondo? Perché non è detto che i nuovi posti di lavoro saranno generati dove sono scomparsi quelli vecchi… E diventa anche difficile trovare lavoro perché i curricula vengono ormai creati tutti con l’intelligenza artificiale e le aziende usano programmi di IA per selezionarli per cui si sta andando verso un appiattimento che impedisce il contatto umano e la scoperta di nuovi talenti. La sfida è enorme, ma soprattutto la grande scommessa è non rimanere schiacciati dall’IA ma riuscire a utilizzarla come uno strumento utile per la propria professione. E non esserne dominati.

Generazioni Al, il futuro dei territori. Giordano: “Dobbiamo partire dai giovani”

UPSKILL Ri-Generazioni AI è il nuovo percorso di Fondazione Cariverona, sviluppato in collaborazione con Upskill 4.0 (spin-off dell’Università Ca’ Foscari Venezia), dedicato fino a un massimo di 30 ragazze e ragazzi under 30 dei territori di Verona, Vicenza, Belluno e Mantova: un programma di formazione laboratoriale gratuito di sei settimane, tra dicembre 2025 e febbraio 2026, che trasforma l’intelligenza artificiale in uno strumento concreto per ideare e sviluppare progetti ad alto impatto sociale, con un evento finale pubblico e la possibilità di vedere le proprie idee accompagnate nella fase successiva di sviluppo. Il cuore del percorso è semplice e ambizioso: mettere nelle mani dei giovani strumenti, reti e spazi in cui usare l’innovazione per progettare il futuro qui, non altrove. Il contesto è quello di un Paese che, pur vedendo diminuire negli ultimi anni il numero dei NEET, conta ancora circa 1,3 milioni di giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano, con un tasso del 15,2% nel 2024, il secondo più alto in Europa. A questo si aggiunge un divario digitale ancora marcato: nel 2023 in Italia solo il 59% dei giovani tra i 16 e i 24 anni possiede competenze digitali almeno di base, a fronte di una media UE intorno al 70%. E mentre la tecnologia corre, la ricerca Futuro Qui! promossa dalla Fondazione e condotta da Upskill 4.0 ha raccontato un dato netto: per un giovane su due il futuro non è nella propria terra d’origine, ma altrove, in Italia o all’estero. «Se vogliamo parlare seriamente di futuro, dobbiamo partire dai giovani e metterli davvero al centro, offrendo loro occasioni concrete per essere protagonisti», sottolinea Bruno Giordano, presidente della Fondazione. «UPSKILL Ri-Generazioni AI va esattamente in questa direzione: apriamo gli spazi della nostra sede di Verona perché diventino luoghi di scambio tra saperi umanistici, tecnici, creativi e sociali, pensati innanzitutto per loro. Qui chiediamo a ragazze e ragazzi di incontrarsi, sperimentare, contaminarsi, portare idee, domande e visioni, usando l’intelligenza artificiale come un alleato prezioso per immaginare nuovi servizi e iniziative che rendano i nostri territori più vivibili e attrattivi. L’AI, da sola, non migliora nulla: sono le persone, se messe nelle condizioni giuste, a trasformarla in opportunità. Questo percorso nasce proprio per creare queste condizioni». Il programma nasce all’interno dell’impegno strategico della Fondazione, rafforzato dal nuovo ciclo pluriennale RiGenerazioni 2026-2028 da 100 milioni di euro e dal lavoro avviato con la ricerca Futuro Qui! e con lo Young Advisory Board, che porta stabilmente la voce delle nuove generazioni dentro la programmazione della Fondazione. UPSKILL Ri-Generazioni AI è un ulteriore tassello operativo di questo disegno: un laboratorio in cui l’AI incontra i bisogni reali dei territori nelle tre aree chiave di intervento della Fondazione Ambiente, Giovani, Comunità per generare idee che possano avere un seguito concreto. La call è aperta a ragazze e ragazzi con età uguale o inferiore ai 30 anni che vivono, studiano o lavorano nelle province di Verona, Vicenza, Belluno, Mantova. Il percorso si rivolge a studenti universitari e di percorsi ITS, operatori culturali e sociali, ricercatori, gruppi già formati interessati all’innovazione tecnologica e sociale. Non è richiesta una preparazione tecnica avanzata in ambito informatico e verranno privilegiati profili multidisciplinari: il programma prevede momenti formativi specifici e tutoraggio continuo da parte di esperti. Ciò che conta è la motivazione ad apprendere, la disponibilità a sperimentare soluzioni innovative basate sull’AI e la capacità di lavorare in gruppo in modo collaborativo. «Questo progetto nasce da un’alleanza virtuosa tra Fondazione Cariverona e Upskill 4.0 per accompagnare i giovani nella comprensione e nell’uso consapevole dell’intelligenza artificiale», afferma Stefano Micelli, presidente di Upskill 4.0.

A VERONA DEBUTTA IL PRIMO RECRUITER VOCALE. Da un lato ci sono le aziende che non riescono a trovare personale; dall’altro, i candidati che non ricevono risposte. Il mercato del lavoro italiano è stanco, in affanno, inefficiente, e troppo spesso prigioniero di processi lenti o discriminatori. Secondo un rapporto di CNEL-Unioncamere, quasi un’impresa su due (48,5%) fatica a trovare profili adeguati, mentre quattro colloqui su dieci saltano prima ancora di cominciare. Un disallineamento che ha un costo enorme: 43,9 miliardi di euro all’anno, secondo un’analisi de Il Sole 24 Ore. In questo contesto, una domanda sorge spontanea: e se i colloqui potessero farsi da soli? In qualsiasi momento e luogo, senza perdere tempo prezioso e senza discriminare nessuno? La sua risposta? Il Recruiter Vocale AI, un assistente intelligente che risponde al telefono 24 ore su 24. Fa domande, ascolta, registra, trascrive e riassume la conversazione: senza fretta, senza barriere, senza chiedere quanti anni hai o da dove vieni. «Molti parlano di AI nel recruiting, ma alla fine si tratta solo di bot con risposte preconfezionate,» spiega Paolo Cerra, fondatore di WhatSJobs. «Il nostro recruiter vocale è diverso: utilizza modelli linguistici avanzati, parla come un vero selezionatore e fa le domande giuste. Solo che lavora anche di notte, nel weekend e, soprattutto, non ha pregiudizi.» La tecnologia, basata su un modello di intelligenza artificiale proprietario, è stata addestrata su una knowledge base HR specifica e riduce fino al 90% i tempi di preselezione, generando in tempo reale una shortlist dei soli candidati realmente in linea con le esigenze aziendali su competenze tecniche e soft skill.