Le donne vittime di un gioco perverso. Sostenere psicologicamente chi è colpito da deepfake significa restituire dignità

DeepNude un’applicazione, rimossa nel 2019, che impiegando l’intelligenza artificiale, «spogliava» digitalmente le donne in foto e video, creando immagini false ma realistiche di nudità e, più in generale, le tecnologie di deepfake pornografico sono tornate recentemente alla ribalta per quanto denunciato dalla giornalista Francesca Barra. Tali tecnologie, che consentono falsi creator, sono ancora diffuse in rete spesso sotto forma di bot su Telegram o siti web e non mancano purtroppo di essere utilizzate per creare deepfake. Fra i coinvolti non compaiono solo personaggi pubblici ma anche donne comuni, vittime a loro volta inconsapevoli di un «gioco» perverso. In molti Paesi europei (inclusa l’Italia dal 2024) la produzione e diffusione di deepfake sessuali non consensuali è reato. Tuttavia, il danno psicologico non si risolve con la condanna e rimane anche dopo la rimozione dei contenuti. L’impatto psicologico del deepfake pornografico è infatti significativo e complesso, sia per la società nel suo insieme che naturalmente per chi ne è diretta vittima o ne è secondariamente correlato. A livello comunitario tale agito rafforza stereotipi di genere e la sessualizzazione, contribuisce alla normalizzazione della pornografia non consensuale, che è una forma di violenza digitale, e alimenta una cultura di impunità online. A livello personale le vittime di tali fake, sperimentano una violenza sessuale digitale in quanto nonostante non vi sia una violenza fisica risulta esservi comunque una grave violazione dell’immagine del corpo nonché dell’immagine soggettiva e sociale. Sostenere psicologicamente chi è stato vittima di deepfake è fondamentale perché questo tipo di violazione può avere conseguenze profonde sulla salute mentale, sull’identità personale e sulle relazioni sociali. Spesso la vittima percepisce vulnerabilità, impotenza, vergogna e perdita di controllo sulla propria immagine. Molte vittime interrompono relazioni e si isolano socialmente arrivando a cambiare lavoro/scuola per la paura del giudizio e della stigmatizzazione. La consapevolezza che l’immagine, falsata di sé, ma comunque propria possa circolare in rete nel tempo può generare inoltre shock, rabbia, paura, perdita di fiducia negli altri, ansia, flessione del tono dell’umore, disturbi del sonno…etc. L’impatto reputazionale può essere devastante, soprattutto in contesti professionali o familiari. Le vittime possono sentirsi ingiustamente colpevoli 0 provare vergogna, anche se non hanno alcuna responsabilità. L’impatto sulle vittime secondarie (figli, fratelli, fidanzati…) può essere altrettanto difficile e causare stress e sofferenza. Un percorso con uno psicoterapeuta può aiutare la vittima a: elaborare l’esperienza traumatica; sviluppare strategie per affrontare l’ansia e la vergogna; ricostruire la fiducia in sé stessa e negli altri; affrontare in modo più sereno le azioni legali o sociali necessarie. Sostenere psicologicamente una vittima di deepfake significa restituirle dignità, voce e senso di controllo sulla propria vita. È un passo cruciale non solo per il benessere individuale, ma anche per contrastare la cultura della disinformazione e della violenza digitale.