A Legnago sta per essere costruito un nuovo ospedale con un investimento complessivo di 210 milioni di euro. 140 pare siano già stati finanziati dalla Regione, il resto ancora non è chiaro dove e quando verrà recuperato. E se è un mistero pure il costo delle attrezzature, stimato in 90 milioni che non capisce se siano all’interno dei costi sostenuti dalla Regione, una cosa è certa: il vecchio ospedale, che sorge nell’area accanto, verrà demolito. Una demolizione che, secondo quanto si è appreso dal progetto presentato dall’Ulss 9, riguarderà tutte le strutture senza eccezione. Una situazione che preoccupa Alessio Albertini, vice segretario del Pd di Verona, per diversi motivi. Il primo e più importante, perché alcuni spazi del vecchio edificio potrebbero essere salvati dalla demolizione e messi al servizio dei cittadini. Quattro le proposte messe nero su bianco da Albertini. Spostare nell’area dell’ex ospedale il Polo infermieristico universitario che attualmente si trova in un edificio con spazi estremamente sacrificati. Una scelta che risponderebbe anche all’elevato bisogno di personale infermieristico. Fornendo poi anche un servizio di studentato si incentiverebbero le adesioni ai corsi anche da parte di studenti provenienti da altre regioni d’Italia o dall’estero. La seconda proposta riguarda la conversione dell’ex ospedale in Ospedale di Comunità trovando così soluzione ad una delle emergenze più gravi: la chiusura dei reparti di lungodegenza e la mancanza di spazi alternativi per il ricovero di pazienti post-acuzie. Oggi infatti si è costretti a ricorrere alle case di riposo, sottraendo posti a coloro che hanno un semplice bisogno di residenzialità, oppure a sobbarcarsi il peso della riabilitazione, con oneri organizzativi ed economici pesantissimi. Il vecchio ospedale potrebbe inoltre ospitare gli uffici del Distretto Sanitario, che oggi sono sparpagliati in diverse sedi del territorio. Parrebbe razionale riunirli nella stessa sede, già esistente, con una riorganizzazione più comoda per tutti, cittadini in primis. Infine, il Serd, oggi ospitato in un edificio del tutto inadeguato e che troverebbe comodamente spazio all’interno dell’ex Ospedale. Due appunti però, sul nuovo ospedale, Albertini li fa. Uno riguarda il luogo sul quale dovrebbe sorgere, il secondo la chiarezza delle informazioni a riguardo. “La scelta del luogo, per quanto di proprietà dell’Ulss e quindi sicuramente più vantaggiosa dal punto di vista economico, è discutibile per una questione viabilistica”, spiega Albertini. “Il rischio è che il Polo Ospedaliero vada ad aggravare una situazione che già oggi è molto pesante. Ci auguriamo che in fase di realizzazione si trovino soluzioni adeguate”. Infine, le comunicazioni. I progettisti -dice Albertini- negano che l’ospedale nuovo sarà più piccolo del vecchio, ma i dati ad oggi dicono il contrario. Quello che si sa è che l’attivazione è prevista per il 2030. Ci saranno tre blocchi principali. I posti letto previsti sono esattamente quelli esistenti, compresi i posti dialisi e i posti OBI in Pronto Soccorso (375 posti nei reparti + 40 tra emodialisi e OBI in PS, altre fonti parlano di 359 posti letto per la degenza). E’ poi in programma la realizzazione di un parcheggio con circa 1.200 posti auto, uffici amministrativi, aule universitarie, auditorium, sale polifunzionali. Ma nessuno ha in mano dati certi. Condivide l’idea presentata da Albertini Giovanni Zanini, Segretario Generale Cisl Funzione Pubblica di Verona che auspica ad una “visione nuova” per l’Ospedale di Legnago. Il timore che gli spazi saranno ridotti e che questo si ripercuoterà sui livelli di assistenza e sui servizi offerti è anche di Antonio De Pasquale, Segretario Generale CGIL Funzione Pubblica di Verona. “Siamo di fronte a una situazione di emergenza che non riguarda solo i muri, ma soprattutto le persone”, conclude Marco Bognin, Segretario Organizzativo UIL FPL Provincia di Verona.