Imprecisa e limitata a ChatGPT o ai semplici traduttori: è il livello di conoscenza dell’intelligenza artificiale dello studente universitario medio. È uno dei dati sulle nuove tecnologie presentati a “LavorerAI”, la Sessione Plenaria del 19esimo Forum della Borsa del Placement. La due giorni promossa da Fondazione Emblema è dedicata a formazione, mercato del lavoro e imprese che si è svolta al Palazzo della Gran Guardia. Il XIX Forum della Borsa del Placement, come ha spiegato Tommaso Aiello presidente Fondazione Emblema, è il punto di incontro fra Università, alta formazione e mondo delle imprese, strumento fondamentale per tessere una rete fruttuosa e di continuità tra le diverse realtà territoriali e nazionali. Inoltre, Il Forum rappresenta un’importante occasione di approfondimento e ricerca su tematiche attuali: in particolare, il focus di questa edizione è l’intelligenza artificiale. L’obiettivo è individuare risposte e approfondire le possibilità fornite dal placement e dal campus recruiting. Nello specifico, la ricerca presentata in occasione della Sessione Plenaria “LavorerAI”, è stata condotta su un campione di 2mila studenti e studentesse di 40 Università italiane, per la maggior parte donne (72%), con un’età media di 23,6 anni. Il risultato è quello di una conoscenza imprecisa e limitata delle numerose opportunità dell’Intelligenza artificiale, per cui siamo ancora distanti da un’applicazione concreta nel mondo del lavoro. Il 60% degli studenti conosce un solo tool, cioè una sola applicazione, che per la quasi totalità degli intervistati (98%) è ChatGPT. Circa il 40%, mostra conoscenze leggermente più approfondite, ma spesso confonde applicazioni generiche con l’intelligenza artificiale. In generale, i dati testimoniano un disorientamento nell’apprendere il funzionamento dell’IA e le sue possibili applicazioni per il lavoro, e soprattutto una mancanza di competenze che diventeranno sempre più indispensabili e concorrenziali. Promossa da Fondazione Emblema, la ricerca ha messo a fuoco aspettative e timori legati all’AI di un campione specifico, ovvero coloro che si trovano in una fase di transizione tra mondo accademico e mercato del lavoro. L’89% delle studentesse, studenti e neolaureati delle triennali e magistrali, non ha un’opinione precisa su come l’AI cambierà il mondo delle professioni e su come determinerà le prospettive di inserimento lavorativo. Solo il 19% si dichiara ottimista. La percezione prevalente è che aumenterà la richiesta di figure specializzate (38%) e ridurrà quella di professioni a basso valore aggiunto (35%). Una mancanza di giudizio, in parte dovuta al percorso di studi, giudicato sempre troppo teorico e poco applicativo: infatti, gli insegnamenti vengono percepiti come poco utili ai fini pratici. Il 27% degli studenti ha ricevuto approfondimenti sul tema nel proprio Corso, ma solo per il 9% con implicazioni effettivamente efficaci. “L’indagine che abbiamo realizzato su circa 2 mila studenti – conclude Roberta Paino, chief knowledge officer Fondazione Emblema – fa emergere che il 60% di loro utilizza quotidianamente dei tool dell’IA, ma spesso l’unico tool che viene citato è ChatGPT, quindi molto generico. Soltanto 17% degli studenti universitari ha a che fare, all’interno del percorso di formazione, con tool specifici inerenti al loro percorso professionale”.